Corecom Lazio, Francesco Posteraro (Agcom): ‘Nostra intenzione licenziare il Regolamento su diritto d’autore per fine anno’

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‘Chi ostacola la repressione delle violazioni del diritto d’autore favorisce, lo voglia o no, la predazione dei contenuti su internet. L’Agcom vuole invece tutelare la loro produzione. E lo farà’.

Italia


Francesco Posteraro

Riportiamo di seguito l’intervento del Commissario Agcom Francesco Posteraro, in occasione del convegno organizzato stamani a Roma dal Corecom Lazio dal titolo “Il futuro delle comunicazioni: la sfida si gioca sui contenuti” (Leggi Articolo Key4biz).

 

 

In un contesto nel quale l’esperienza del cd. federalismo non ha dato i frutti sperati in termini di efficienza dell’azione amministrativa e di contenimento dei costi della macchina pubblica, il rapporto tra Agcom e Corecom rappresenta, al contrario, una storia di successo.

I Corecom – che hanno celebrato il loro decennale con un’importante iniziativa svoltasi nel gennaio scorso alla Camera – contribuiscono al governo complessivo del sistema delle comunicazioni, svolgendo importanti compiti fra i quali spicca la tutela dei consumatori nei confronti degli operatori delle telecomunicazioni. Attraverso una procedura snella e nel contempo rispettosa del contraddittorio i Corecom definiscono un grande numero di controversie che andrebbero altrimenti a intasare il lavoro degli uffici giudiziari, con quale pregiudizio per i cittadini e per i loro diritti non c’è bisogno di sottolineare.

Essendo realtà disseminate sul territorio, presentano ovviamente, in un panorama nel complesso positivo, diversi livelli di efficienza.

 

Il Corecom del Lazio costituisce la punta di diamante di questo variegato schieramento. Ne è prova l’alto livello di soddisfazione dei consumatori – addirittura l’88%! – emerso da un’analisi ad ampio spettro svolta attraverso questionari distribuiti agli utenti da parte dello stesso Corecom del Lazio, con riferimento non solo alle controversie tra operatori e utenti, ma anche ai procedimenti di iscrizione al ROC. In particolare, a proposito delle controversie, colpisce la riduzione dei tempi medi del procedimento: dai 375 giorni del 2008 ad appena 44 nel 2012.

 

Di questi risultati hanno motivo di essere più che soddisfatti, in sede di bilancio del loro mandato quinquennale, il presidente Francesco Soro e gli altri componenti del Comitato, ai quali rivolgo il saluto e il ringraziamento dell’Agcom.

La sfida del futuro si gioca sui contenuti (Soro): necessario quindi innanzi tutto favorire, promuovere e tutelare l’innovazione e la creatività.

Per questo uno dei principali impegni dell’attuale Consiglio dell’Agcom è stata la definizione di uno schema di regolamento per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, approvato il 25 luglio scorso, proprio al compimento del nostro primo anno di attività (Leggi Articolo Key4biz).

 

Conclusa la consultazione pubblica e acquisito il parere della Commissione europea, nel ragionevole auspicio che da Bruxelles non vengano ostacoli alla rapida conclusione dell’iter, è nostra intenzione licenziare definitivamente il provvedimento entro la fine dell’anno, in modo da consentirne l’entrata in vigore nei primi mesi del 2014.

 

Ricordo che un provvedimento sullo stesso tema, sia pure con diversi contenuti, era stato approvato anche dal precedente Consiglio, ma si era poi arenato soprattutto per i dissensi emersi all’interno della stessa Agcom. Questa volta la situazione è assai diversa: il Consiglio è assolutamente unanime e compatto nel sostenere il provvedimento e determinato a condurre a termine l’iter che dovrà portare alla sua entrata in vigore.

 

Siamo, infatti, convinti della necessità del nostro intervento. La lotta alla pirateria digitale è indispensabile per evitare che l’industria culturale finisca per restarne letteralmente soffocata. Il grado di diffusione del consumo illegale, testimoniato dai dati di comune dominio, rischia di scoraggiare gli investimenti e, per conseguenza, di inaridire gli sbocchi per la creatività. E la rapidità delle comunicazioni in rete esige, per reprimere efficacemente gli illeciti, risposte tempestive, che le procedure giudiziarie non sono in grado di assicurare, soprattutto nel nostro Paese.

 

Per questo il d.lgs. n. 70 del 2003, che ha recepito nel nostro ordinamento la direttiva europea sul commercio elettronico, ha saggiamente previsto, per la repressione delle violazioni del diritto d’autore, un doppio binario, giudiziario e amministrativo. E’ stabilito, in particolare, che sia l’A.G. sia l’autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza, cioè l’Agcom, possano esigere, anche in via d’urgenza, che il prestatore di un servizio della società dell’informazione, ossia il provider, ponga fine alla violazione, a tale scopo rimuovendo i contenuti caricati illegalmente o disabilitando l’accesso ad essi.

 

Tralascio, per ragioni di tempo, la parte del provvedimento relativa alla promozione dell’offerta legale e all’educazione dei consumatori, peraltro non meno importante nell’economia complessiva dell’intervento dell’Agcom. Ricordo solo che, secondo stime attendibili, nel 2012 sono stati scaricati file protetti da copyright da oltre 10 milioni di terminali. Solo un’infima quota si sarebbe appropriata illegalmente dei supporti materiali aventi lo stesso contenuto.

 

Nella parte dedicata all’enforcement il provvedimento attua puntualmente le ricordate previsioni del d. lgs. n. 70, mettendo in campo una procedura che coniuga efficienza e garanzia, le esigenze di sollecitudine con il rispetto scrupoloso del principio del contraddittorio.

Quanto all’efficienza, è prevista una durata massima del procedimento di 10 giorni per le violazioni massive e di 45 per gli altri casi. Una nostra priorità assoluta è, infatti, la lotta ai veri pirati, ai siti che sono dediti sistematicamente alla violazione del diritto d’autore.

 

Quanto alla garanzia, basta passare in rassegna sinteticamente gli aspetti principali della disciplina:

  • Intervento solo su istanza del titolare del diritto, e dunque nessun monitoraggio sistematico della rete;
  • Previo svolgimento del notice and take down;
  • Invito all’adeguamento spontaneo rivolto all’uploader, al page owner e al provider;
  • Possibilità per tutti di presentare controdeduzioni;
  • Immediata archiviazione qualora sia adita l’A.G.;
  • Nessun intervento non solo nei confronti dei downloader, ma neppure degli uploader e dei site/page owner, i quali tuttavia sono trattati come parti;
  • Come impone di fare il d.lgs. n. 70, unici destinatari dei nostri ordini sono quindi i provider, che sono del resto gli unici soggetti sottoposti ai nostri poteri regolatori;
  • Misure inibitorie (rimozione selettiva – disabilitazione dell’accesso) graduate secondo il criterio del minor impatto repressivo.

 

Dunque, un impianto procedurale fortemente garantistico. Malgrado ciò, siamo pienamente consapevoli delle difficoltà che si frappongono al successo della nostra azione. Le regole che abbiamo dettato confliggono con interessi economici di non poco conto, sia di natura illecita, come sono quelli di coloro che esercitano la pirateria, sia di natura lecita, come sono quelli dei soggetti, i provider, che saranno chiamati a operare per la repressione delle violazioni del diritto d’autore.

 

Ci attendevamo quindi, accanto al plauso dei soggetti interessati alla tutela del diritto d’autore, anche opposizioni e critiche, che puntualmente ci sono state. Anche se non immaginavamo, forse, alcuni toni particolarmente aggressivi e alcune esagerazioni polemiche. Si è detto, immotivatamente, che l’Agcom si trasformerebbe in un “grande fratello”, costringendo i provider a fare i poliziotti della rete; che l’Autorità si sostituirebbe così al Parlamento e alla magistratura; che lo schema di regolamento conculcherebbe il diritto all’informazione e la libertà di internet, come se potesse esistere una libertà di violare i diritti altrui senza incorrere in sanzioni; perfino che la disciplina proposta potrebbe dar luogo a problemi con il Vaticano.

 

Niente di vero, ovviamente. E non è tutto: si è sostenuto anche che il nostro provvedimento segnerebbe la fine dell’anonimato in internet. Magari fosse così!

 

Non riesco a comprendere in quale modo l’anonimato possa rappresentare un valore da difendere, almeno in uno Stato di diritto come il nostro, e non piuttosto una comoda copertura per calunnie, diffamazioni, pratiche odiose come la pedopornografia, addirittura per episodi di cyberbullismo che sfociano talora tragicamente in suicidi di adolescenti. La difesa dell’anonimato – che ovviamente non ha nulla a che fare con la tutela della riservatezza – sembra in sostanza fondarsi sull’opinione che la rete rappresenti un territorio franco, nel quale vige una sorta di generalizzata licenza di fare strame impunemente dei diritti altrui.

 

Nel nostro caso, l’anonimato serve a realizzare una predazione di opere dell’ingegno realizzate da altri. Ecco, chi ostacola la repressione delle violazioni del diritto d’autore favorisce, lo voglia o no, la predazione dei contenuti su internet; l’Agcom vuole invece tutelare la loro produzione. E lo farà.

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