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Talk show e politica: la Tv non sa più in che direzione va il Paese, ecco perché i salotti televisivi non piacciono più

Italia


Gli ultimi dati d’ascolto televisivo continuano a confermare che gli italiani non sono più interessati ai talk show. Eppure tutti i canali televisivi, pubblici e privati, continuano ad avere palinsesti ricchi di talk show. Il motivo? Costano poco, le puntate si costruiscono facilmente e non c’è bisogno di grande organizzazione. Una scelta motivata dalla ristrettezza dei budget anche a causa dell’inesorabile crollo del mercato pubblicitario.

 

Un’argomentazione che però non regge, come ha spiegato il direttore di Key4biz Raffaele Barberio che in un’intervista rilasciata a Roberta Gisotti, andata in onda oggi su Radio Vaticana (podcast): “…Si potrebbero fare tante cose che costano poco come i talk show, ma non si fanno..”

La ragione vera, ha precisato Barberio, è che “…la rissa fa audience, che al pubblico – in qualche modo – piacerebbe vedere scorrere il sangue del litigio durante la trasmissione. Poi, in effetti, il pubblico scompare e allora viene fuori che anche il pubblico, in un certo senso, si è disaffezionato completamene al fenomeno…”.

I giornalisti, ha poi aggiunto Barberio, “…fanno da spalla all’ospite…”, senza dare “…alcun valore aggiunto al confronto…”.

“…E’, quindi è evidente che non è un problema soltanto di difficoltà di un format, non è un aspetto tecnico! C’è un grave problema culturale di cui nessuno sembra voler prendere atto”.

 

La Tv è ormai logora, ha osservato il direttore di Key4biz, “…è stanca…non ha molte cose da dire, non è più attenta al Paese, non intercetta quello che il Paese esprime, e la stessa cosa fa la politica…”.

 

Per il direttore generale della Rai, Lugi Gubitosi, quello dei talk show “è un format che si sta certamente logorando. Capisco la stanchezza dei telespettatori“.

 

E di calo degli ascolti dei talk show ha parlato anche il vicedirettore generale Rai, Antonio Marano, in occasione del Prix Italia. Secondo Marano la crisi è dovuta all’eccessiva quantità che ‘crea disaffezione’ (Leggi Articolo Key4biz).

 “Comincio a dispiacermi della vita che fanno questi politici, vanno in tv dalla mattina alla sera – ha proseguito Marano -. Nelle altre grandi televisioni europee c’è un terzo della nostra offerta informativa. Abbiamo una massa di informazione che è impressionante. Dopo un po’ faccio fatica a capire cosa mai si possano inventare i talk”.

 

Bisogna, inoltre, considerare che l’informazione politica interessa in totale a 4,5 milioni di persone.

 

Ha quindi detto bene James Murdoch, figlio di Rupert e presidente di Sky Italia, in un’intervista a Sette, in edicola domani: l’informazione “è più importante che mai“, ma attenzione ai giovani, perché “non sono catturati dai media che stanno invecchiando” e “molti operatori dell’informazione hanno servito male i loro clienti”.

 

Il problema sta, infatti, anche nella rilevazione degli ascolti, come ha indicato Barberio alla Gisotti “…è veramente inconcepibile che la televisione non si sappia dotare di strumenti adeguati per capire effettivamente in quale direzione vada il Paese…”.

 

Al Prix Italia il messaggio del presidente della BBC, Lord Patten of Barnes, è stato molto chiaro: “Per le emittenti radiotelevisive pubbliche nazionali il futuro deve essere un Rinascimento: devono reinventarsi per il XXI secolo, devono trovare il modo di sopperire ai vincoli dei finanziamenti, sfruttando allo stesso tempo al massimo le nuove tecnologie e imparando a competere con i nuovi attori sul mercato. Penso che sia possibile, ma non è affare da pusillanimi“.

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