Scuola digitale, Europa in forte ritardo: quasi l’80% degli studenti non usa eBook

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La Ue lancia il piano d'azione ‘Opening up Education’. Neelie Kroes: ‘Il mio sogno è avere solo aule digitali entro il 2020’.

Unione Europea


Scuola digitale

Nell’UE oltre il 60% dei bambini di nove anni frequenta istituti scolastici non ancora dotati di tecnologia digitale. Oggi la Commissione europea presenta il piano d’azioneOpening up Education“, elaborato per affrontare questo ed altri problemi di carattere digitale che impediscono a scuole ed università di fornire un’istruzione di elevata qualità e di trasmettere le competenze digitali che entro il 2020 saranno richieste dal 90% dei posti di lavoro. Per contribuire all’avvio dell’iniziativa la Commissione ha oggi lanciato un nuovo sito web, Open Education Europa, che consentirà agli studenti, agli operatori del settore e agli istituti di istruzione di condividere risorse educative aperte e liberamente utilizzabili.

 

Una quota pari al 50-80% degli studenti nei paesi UE non utilizza mai libri di testo digitali, software di esercizi, sistemi broadcast/podcast, simulazioni o giochi didattici.

 

Ricordiamo che in Italia, il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha deciso di rinviare al 2015 l’adozione nelle scuole degli eBook, facendo slittare di un anno una misura che il precedente Ministro Francesco Profumo aveva previsto per il 2014 (Leggi Articolo Key4biz).

 

La maggior parte degli insegnanti nelle scuole primarie e secondarie non si sente sicura delle proprie competenze digitali né in grado di insegnarle in modo efficace e il 70% di essi auspica una formazione potenziata nell’uso dell’ICT. In Lettonia, Lituania e Repubblica ceca gli scolari hanno la maggiore probabilità (oltre il 90%) di disporre di un accesso ad Internet a scuola, il doppio rispetto a Grecia e Croazia (45% circa).

 

L’istruzione superiore deve inoltre far fronte ad una sfida digitale: dato che il numero di studenti dell’UE è destinato a crescere in misura considerevole nel prossimo decennio, le università devono necessariamente adeguare a tale situazione i metodi d’insegnamento tradizionali, offrendo una combinazione di corsi face to face ed opportunità di formazione online quali i MOOC (Massive Open Online Courses – corsi online aperti e di massa), che consentano l’accesso all’istruzione in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento e mediante qualsiasi dispositivo. Ma molte università non sono pronte per un tale cambiamento.

 

Il piano d’azione “Opening up Education”, nato da un’iniziativa congiunta del Commissario Ue per l’Istruzione, Androulla Vassiliou, e del vicepresidente della Commissione e responsabile per l’Agenda digitale Neelie Kroes, è incentrato su tre aree principali:

 

1.         Creare opportunità di innovazione per le organizzazioni, i docenti e i discenti;

2.         Favorire il ricorso alle risorse educative aperte (REA/OER), garantendo che il materiale didattico realizzato con finanziamenti pubblici sia accessibile a tutti; e

3.         Migliorare le infrastrutture ICT e la connettività nelle scuole.

 

Vassiliou ha spiegato che “Il contesto dell’istruzione sta mutando radicalmente, dalla scuola all’università e oltre: a breve un’istruzione basata sulla tecnologia aperta sarà “necessaria” e non solo “auspicabile”, e questo vale per tutte le fasce d’età. Dobbiamo fare di più per garantire che in particolare i giovani siano dotati delle competenze digitali necessarie per il loro futuro”.

“Non è sufficiente – ha aggiunto – capire come utilizzare un’applicazione o programma; abbiamo bisogno di giovani che siano in grado di creare i propri programmi. Opening up Education mira ad aprire le menti a nuove metodologie di apprendimento per far sì che le persone abbiano maggiori possibilità di trovare un impiego, siano più creative, orientate all’innovazione e sviluppino maggiori capacità imprenditoriali”.

 

La Kroes ha detto: “Il mio sogno è avere solo aule digitali entro il 2020. L’istruzione deve rimanere in contatto con la realtà, non può costituire un universo parallelo. I giovani vogliono utilizzare le tecnologie digitali in ogni aspetto della propria vita. Necessitano di competenze digitali per ottenere posti di lavoro. Tutte le nostre scuole e università, non solo alcune di esse, devono rispecchiare questa realtà”.

 

Le iniziative connesse al piano d’azione “Aprire i sistemi di istruzione” verranno finanziate grazie al sostegno di Erasmus+, il nuovo programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, e Horizon 2020, il nuovo programma quadro di ricerca e innovazione, nonché con i fondi strutturali dell’UE. Il programma Erasmus+ offrirà ad esempio finanziamenti agli erogatori di istruzione per garantire che i modelli imprenditoriali vengano adattati ai cambiamenti tecnologici e per sostenere lo sviluppo della formazione dei docenti mediante corsi online aperti. Tutti i materiali didattici acquistati con il sostegno di Erasmus+ saranno liberamente disponibili al pubblico grazie a licenze aperte.

 

Viviamo in una società interconnessa, in cui sempre più persone di tutte le fasce d’età si avvalgono di tecnologie digitali nella loro vita quotidiana. Molti bambini, tuttavia, quando iniziano a frequentare la scuola entrano in un sistema che non riflette tale realtà.

L’universo online sta cambiando le modalità secondo le quali l’istruzione viene trasmessa e fruita e la relativa dotazione di risorse. Si prevede che nel corso dei prossimi dieci anni il mercato dell’e-learning aumenterà di quindici volte, rappresentando così il 30% dell’intero mercato dell’istruzione. I vantaggi di questi sviluppi dovrebbero essere messi a disposizione di tutti i cittadini europei.

Occorre che gli educatori e i responsabili politici plasmino questa trasformazione piuttosto che subirla passivamente.

Da un recente sondaggio sull’impiego delle ICT nelle scuole è emerso che solo un bambino di 9 anni su quattro frequenta un “istituto scolastico altamente digitalizzato” – vale a dire dotato di attrezzature moderne, banda larga veloce (10mbps e oltre) ed elevata “connettività” (sito web, posta elettronica per insegnanti e scolari, LAN, ambiente di apprendimento virtuale). Soltanto la metà dei giovani di 16 anni frequenta tali “istituti scolastici altamente digitalizzati” e il 20% degli studenti della scuola secondaria non ha mai o quasi mai utilizzato un PC durante le lezioni.

 

Gli effetti del piano d’azione “Opening up Education” verranno amplificati dalle raccomandazioni che saranno pubblicate l’estate prossima dal gruppo di alto livello sulla modernizzazione dell’istruzione superiore. Il gruppo, istituito dal Commissario Vassiliou e presieduto dall’ex presidente dell’Irlanda, Mary McAleese, sta attualmente valutando come l’istruzione superiore possa ottimizzare l’impiego delle nuove modalità di insegnamento ed apprendimento.

Tale iniziativa si inquadra perfettamente nell’ambito della Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale, una piattaforma multilaterale volta a fronteggiare la carenza di competenze ICT e a coprire i 900 000 posti vacanti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. (R.N.)

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