Italia
Reazioni a catena, dalla politica ai sindacati dopo l’accordo raggiunto nella notte tra Telecom Italia e Telefonica e che porterà quest’ultima al controllo di Telco.
Se i politici, facendo finta di puntare il dito contro altri da sé, inveiscono contro lo smacco subito dal capitalismo e dal sistema paese, i sindacati riflettono ovviamente sulle ricadute occupazionali dell’operazione, che sposterà il centro degli interessi da Roma a Madrid.
Per il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni, la vicenda Telecom “non è una buona pagina economica italiana”.
“Fino a che si parla di aziende che perdono soldi si può discutere, ma se si parla di aziende che producono e portano avanti il nome dell’Italia dando prestigio al Paese, allora è davvero diabolico pensare di alienarle”, aggiunge Bonanni.
Il Governo, aggiunge il segretario confederale della Cisl, Annamaria Furlan, “deve attivare subito un tavolo per capire cosa intende fare perchè la proprietà della rete non sia esclusivamente di un’azienda spagnola”.
Più cauta la reazione di Vito Vitale, segretario della Fistel Cisl, che esprime rammarico per il fatto che nessun italiano si sia fatto avanti per acquisire il controllo della holding, ma sottolinea anche che Telefonica “è uno dei più grandi gruppi industriali mondiali e può dare una svolta alla crisi di Telecom Italia”.
Per Vitale, però, è essenziale un incontro immediato col Governo e la creazione di “un tavolo istituzionale in cui si possano affrontare elementi strategici come la destinazione della rete che deve restare sotto il controllo italiano”.
Non bisogna poi dimenticare la necessità di difendere gli investimenti nelle NGN e garantire i livelli occupazionali.
Cgil e Slc parlano di un’operazione dai “contorni inquietanti” nei confronti della quale il governo deve intervenire convocando “immediatamente gli azionisti di riferimento di Telecom Italia e le Parti Sociali per verificare quale sia il progetto industriale su Telecom”.
“E’ la prima volta che un asset strategico per il futuro del Paese è acquisito da un’impresa straniera, senza che ci sia stata una preventiva discussione pubblica sulle ricadute e sugli interessi del Paese e, in assenza di un deciso cambio di passo, quanto avvenuto è destinato a ripetersi fin dalle prossime settimane”, aggiungono in una nota congiunta.
Il segretario della Slc-Cgil Michele Azzola, sottolinea quindi il Governo “ha il compito di convocare subito le parti sociali e Telefonica per conoscerne il piano e valutare l’utilizzo della golden share prevista dall’articolo 22 dello Statuto di Telecom”.
Per Azzola, che si è detto anche contrario all’ipotesi di scorporare la rete, mai perseguita in Europa, il rischio è che se Telefonica adotterà per Telecom Italia la stessa formula di esternalizzazione del Call center e dell’Information Technology che ha usato in Spagna, potrebbero saltare 16 mila posti di lavoro.
Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, con questa operazione “…perdiamo un’altra delle poche, grandi imprese che ancora restavano sotto il controllo italiano. Questo accordo ha una ricaduta per noi negativa sul fronte occupazionale non solo nell’immediato, ma soprattutto per il futuro”.
Con la cessione di Telecom Italia a Telefonica, ha aggiunto, “…ci stiamo trasformando in una specie di supermercato in cui le aziende straniere vengono a prendere le cose migliori e, così facendo, continueremo a impoverirci”.
“Abbiamo perso un’altra grande impresa avevamo tre compagnie telefoniche e ora non ne abbiamo più nessuna. Perderemo quindi un altro pezzo importante delle grandi imprese e senza queste non si diventa un grande Paese” – ha aggiunto Angeletti.
Il segretario nazionale della Uilcom Uil, Salvo Ugliarolo, ha espresso la propria contrarietà a “operazioni che comportino spezzatini dell’azienda e che mettano a rischio altri posti di lavoro”.
“Sarebbe stato opportuno – aggiunge – che il Governo si fosse interessato delle dinamiche che interessano l’infrastruttura della rete e migliaia di lavoratori”.