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#PrixItalia, gli OTT hanno levato il sonno anche ai broadcaster pubblici?

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Un’indagine per capire cosa vogliono i telespettatori per rendere l’offerta competitiva e adatto a un pubblico sempre più orientato verso il digitale. E’ quanto sta facendo Rai, per capire come migliorare la qualità, ha annunciato il presidente, Anna Maria Tarantola, al convegno ‘Il futuro dei servizi pubblici in Europa nell’ambito del 65° Prix Italia di Torino (21-26 settembre).

Un aspetto sul quale il presidente della BBC, Lord Patten of Barnes, ha dato un quadro molto dettagliato, indicando le priorità delle Tv pubbliche che devono fare i conti con un mutato scenario dominato sempre più dagli Over-The-Top.

 

 “Il pubblico – ha detto la Tarantola – ci chiede un intrattenimento migliore, più sport, più musica, più film, più web, più innovazione, una maggiore attenzione ai giovani e un brand più forte”.

“Alcune risposte le abbiamo date – ha aggiunto Tarantola – con una nuova linea editoriale per lo sport e l’avvio, sul fronte del web, di un unico portale ‘all news’. Per quanto riguarda l’intrattenimento c’è una grossa domanda di quello più ‘muscolare’, ma anche di quello sobrio ed elegante, e conciliare le due cose non è facile“.

“Sui film – ha ricordato Tarantola – siamo coproduttori di ‘Sacro GRA’, vincitore dell’ultimo Leone d’Oro a Venezia e di ‘Via Castellana Bandiera’, che ha fruttato la Coppa Volpi per l’interpretazione femminile a Elena Cotta. E sempre a Venezia siamo stati vincitori del Concorso Orizzonti”.

 

Tarantola ha aggiunto che per ottenere cambiamenti “in Rai serve tempo. Serve il passo del montanaro, quello del velocista non va bene”. Il presidente Rai ha quindi indicato che “la Carta dei valori, che abbiamo presentato in Cda, verrà inserita nel nuovo Contratto di servizio“, approvato la scorsa settimana e che adesso attende il parere della Commissione di Vigilanza (Leggi Articolo Key4biz). Giovedì ci sarà l’audizione del Dg Lugi Gubitosi.

 

Al Prix Italia si è parlato anche del calo degli ascolti dei talk show. Per il vicedirettore generale Rai, Antonio Marano, la crisi è dovuta all’eccessiva quantità che ‘crea disaffezione’.

 

 “Comincio a dispiacermi della vita che fanno questi politici, vanno in tv dalla mattina alla sera – ha proseguito Marano -. Nelle altre grandi televisioni europee c’è un terzo della nostra offerta informativa. Abbiamo una massa di informazione che è impressionante. Dopo un po’ faccio fatica a capire cosa mai si possano inventare i talk”.

 

Bisogna, inoltre, considerare che l’informazione politica interessa in totale 4,5 milioni di persone.

“In Rai – ha detto ancora – mancano i grandi reportage che aiutino lo spettatore a capire cosa avviene nel mondo. Oggi si viaggia molto sul modello del cotto e mangiato. Poi il talk è facilmente attuabile e a costo basso, ma ora c’è una crisi di quantità”.

 

Di audience, ma in senso ampio, ha parlato anche Remy Pflimlin, presidente-direttore generale di France Télévisions e presidente del Prix Italia, intervenendo al convegno “Il giornalismo nell’era multimediale“.

 “L’audience per noi non è un problema. Se la inseguissimo, ci comporteremmo come le tv private e noi siamo servizio pubblico“, ha osservato Pflimlin che ha anche parlato del divieto di trasmettere spot dopo le 20 per la tv pubblica francese istituito nel 2009. “Questa decisione – ha spiegato – ha squilibrato il mercato per il venir meno di una fetta delle risorse data dalla pubblicità, ma abbiamo la possibilità di trasmettere in prime time documentari senza interruzioni e fare scelte di messa in onda che non rispondano a criteri commerciali, offrendo ai telespettatori più cultura e programmi educativi“.

 

Ora il divieto, a causa della crisi economica, potrebbe cadere e una legge potrebbe anche introdurre un nuovo sistema di nomine.

 

“Non transigeremo sull’indipendenza – ha avvertito Pflimlin -, non ci dovrà essere nessuna influenza politica, consapevoli del ruolo che svolgiamo nella società“. Il presidente di France Télévisions ha inoltre reso noto che in Francia “è stato istituito il barometro della qualità, un sistema interattivo che rileva il giudizio del pubblico sulle trasmissioni di prime time. Ed è piaciuta la proposta di programmi educativi in quella fascia”.

 

Il messaggio del presidente della BBC, Lord Patten of Barnes, è molto chiaro: “Per le emittenti radiotelevisive pubbliche nazionali il futuro deve essere un Rinascimento: devono reinventarsi per il XXI secolo, devono trovare il modo di sopperire ai vincoli dei finanziamenti, sfruttando allo stesso tempo al massimo le nuove tecnologie e imparando a competere con i nuovi attori sul mercato. Penso che sia possibile, ma non è affare da pusillanimi“.

 

Nuovi progetti, sfide e difetti da correggere, tra cui privilegi e maxi-compensi, sono stati al centro di una Lecture in cui Lord Patten ha ripercorso la storia del grande operatore britannico, ma ha soprattutto tracciato gli scenari futuri.

Sospetto che niente tenga svegli la notte le diligenti emittenti radiotelevisive pubbliche quanto l’avanzata del cambiamento digitale“, ha sostenuto.

“I nuovi attori, come Google o giganti delle tlc come British Telecom – ha proseguito – sono riusciti a minimizzare la BBC sia da un punto di vista delle dimensioni che del reddito. Non solo queste new entry sono grandi, ma sono anche ricche, innovative e veloci sul mercato. Ai consumatori piacciono i loro prodotti e servizi. Questo è il nuovo panorama in cui le tv pubbliche devono trovare il proprio posto, un panorama in cui le vecchie barriere all’ingresso sul mercato stanno rapidamente scomparendo”.

 

“Con l’esplosione della concorrenza – ha aggiunto il presidente della BBC -, le entrate delle tv pubbliche si sono ridotte, talvolta drasticamente, sull’onda della crisi del debito sovrano e delle banche”.Sta ai governi agire in modo assennato“, ha precisato, ricordando il caso della tv greca ERT, chiusa da un giorno all’altro (Leggi Articolo Key4biz).

 

Lord Patten ha ricordato che “la BBC resta il più fidato fornitore di notizie nel Regno Unito: quasi il 60% del pubblico indica che è una delle fonti di cui ha più fiducia“. Non ha mancato di criticare, però, i privilegi di cui godono i dirigenti del servizio pubblico, non solo in Gran Bretagna. “Per lungo tempo la sicurezza dei finanziamenti – ha spiegato – ha creato un’elite in questo settore. Questa elite godeva, e in alcuni casi gode ancora, di un lavoro sicuro, retribuzioni elevate e pensioni generose. Chi paga il canone non si aspetta questi compensi. La BBC ha capito e ha agito di conseguenza. Le retribuzioni dei dirigenti stanno diminuendo. I premi del direttore generale sono stati tagliati di circa il 50%. Le pensioni sono state riformate. La sanità privata è stata eliminata. Ma c’è ancora molta strada da fare. Ci sono ancora troppi manager senior, circa il 2,5% della forza lavoro, in base agli ultimi dati. Vorrei che questo dato scendesse a un più adeguato 1%, al massimo entro il 2015″.

 

A riguardo è recentemente intervenuta anche l’Italia (Leggi Articolo Key4biz). Lo schema di decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, trasmesso al Parlamento per il parere, fissa a 294 mila euro il tetto massimo per i compensi dei manager pubblici, compresi quelli della Rai.

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