Usa: cliccare ‘mi piace’ su Facebook è un diritto protetto dal Primo emendamento

di Alessandra Talarico |

Il caso di un dipendente licenziato per aver cliccato ‘mi piace’ sulla pagina dell’avversario del suo capo. Per il giudice è ‘l’equivalente digitale di attaccare un adesivo politico sulla propria auto’.

Stati Uniti


Facebook

Cliccare ‘mi piace’ su Facebook rientra nel diritto alla libertà di espressione protetto dal primo emendamento della costituzione americana.

E’ quanto ha stabilito una corte d’appello federale di Richmond, Virginia, pronunciandosi sul caso di un ex vice sceriffo di Hampton, licenziato per aver cliccato ‘mi piace’ sulla pagina dell’avversario del suo superiore.

Il caso risale al 2009, e la decisione di ieri ribalta la sentenza di primo grado risalente al 2012, secondo la quale i ‘like’ su Facebook costituiscono una “espressione non meritevole di protezione costituzionale”, a differenza di un post sul social network.

 

Per il giudice William B. Traxler Jr della Corte d’Appello, invece, questa differenza tra post e like non esiste: cliccare mi piace su una pagina è infatti, “l’equivalente digitale di attaccare un adesivo politico sulla propria auto o di indossare una spilletta col nome del proprio candidato preferito” e rientra quindi tra le libertà protette dalla costituzione.

“Fondamentalmente, cliccare sul bottone ‘mi piace’ implica l’affermazione pubblica che a quell’utente ‘piace’ qualcosa il che è di per sé una dichiarazione di merito”, ha scritto il giudice Traxler.

 

La società di Mark Zuckerberg, dal canto suo, si è detta soddisfatta del fatto che “una corte abbia riconosciuto che anche i like sono protetti dal primo emendamento”.

 

Soddisfazione è stata espressa anche dall’ACLU, influente organizzazione Usa in difesa dei diritti civili: “Cliccare mi piace su Facebook esprime un messaggio chiaro – riconosciuto dai milioni di utenti del sito come dai non utenti – e costituisce un mezzo di espressione netto e simbolico che giustifica una tutela costituzionale al pari del sostegno che si può esprimere nell’ambito di un’assemblea cittadina o di una manifestazione pubblica”, ha affermato il direttore Ben Wizner.

Per il legale dell’organizzazione, Aden Fine, “La Corte Suprema ha chiarito che il primo emendamento protegge il diritto di ciascuno di esprimere i propri pensieri e le proprie opinioni in qualsiasi modo scelga di farlo, sia che lo si gridi all’angolo di una strada, con un cartello in mano o premendo un bottone su Facebook per dire che ci piace qualcosa”.

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