Mercato unico Tlc, Anfov: l’Europa taglia il roaming ma aumenta i problemi del settore

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Il pacchetto di norme presentato dal commissario Neelie Kroes contribuisce ad appesantire i bilanci degli operatori. Mentre gli Over the top proseguono a fare profitti. Però viene limitato il potere delle authority nazionali.

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La turbolenta estate delle Tlc, con l’operazione Microsoft-Nokia e Vodafone-Verizon, si chiude con il botto del nuovo piano per le telecomunicazioni presentato dal commissario europeo Neelie Kroes. Il pacchetto di norme stabilisce che da luglio del prossimo anno ricevere chiamata dall’Europa costerà come in Italia e da luglio del 2016 anche le chiamate in uscita avranno lo stesso prezzo con l’abolizione del roaming.

Secondo Kroes il Vecchio continente deve diventare un mercato unico con le stesse regole per quanto riguarda le Tlc. Un obiettivo che passa per una ulteriore riduzione delle tariffe che potrebbe costare circa sei miliardi al settore. Gli operatori avranno però a disposizione una licenza unica per offrire i loro servizi in tutti Paesi della Ue e sarà limitato il potere d’intervento delle authority nazionali.

Questo, secondo Anfov, è l’aspetto più positivo dell’intervento della Ue (atteso dall’esame del Parlamento e del Consiglio europeo) che lascia però aperte altre questioni, come il rapporto con gli Over the top (Facebook, Google, Amazon) e non risolve i problemi delle Tlc.

Achille De Tommaso, presidente di Anfov, l’Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, sottolinea infatti le “divergenze” che permangono nel settore. 

“Se infatti assistiamo alla convergenza dal punto di vista tecnologico perché tutto viaggia ormai sulla stessa rete, abbiamo invece forti divergenze fra mercato aziendale e consumer”. Il primo vuole voce, dati, videoconferenze di buona qualità per i quali è disposto a pagare, mentre il secondo pretende tutto, ma non è disposto a scucire un euro. “Si tratta soprattutto di servizi video dove chi invia non paga nulla”, osserva De Tommaso, che ricorda anche come il peso del costo delle reti poggi tutto sulle spalle degli operatori, mentre gli Over the top (Google, Amazon, Facebook) con i loro servizi ne ricavano un reddito ingente.

E se prima gli operatori di Tlc nazionali erano fra le blue chip della Borsa e producevano un reddito che rimaneva in Italia, oggi si assiste a un gigantesco trasferimento di questo reddito, visto che gli Over The top lo possono realizzare, ad esempio in Italia, ma le tasse in qualche caso le pagano all’estero.

Quella che De Tommaso definisce come “divergenza” non è comunque un problema limitato ai servizi, ma si estende in maniera pericolosa ai bilanci degli operatori di Tlc che, come se non bastasse questo attacco di nuovi entranti, devono fare fronte anche ai continui cali delle tariffe. “Bisogna comunque dire che la colpa di questo irragionevole calo delle tariffe sta al 70% nel regolatore e per il resto negli stessi operatori che si sono storicamente combattuti a colpi di ribassi”.

L’abbassamento delle tariffe non ha fatto bene alla liberalizzazione. Compito della apertura del mercato non doveva essere solo quello di far nascere la concorrenza, ma anche di mantenerla in vita. E’ infatti il caso di ricordare che a partire dal 1998, anno della liberalizzazione del mercato, nacquero circa 250 operatori che guadagnavano molto utilizzando la rete dell’ex monopolista con un sistema tariffario temporaneo e senza dover fare alcun investimento in infrastrutture. Quasi tutti morirono quando le tariffe praticate dall’ex-monopolista divennero tariffe commerciali. I nuovi operatori infatti cosa facevano? Si scannavano l’uno con l’altro al ribasso, fino a che molti dovettero chiudere.

E anche quando entrarono in voga i servizi dati, ossia Internet, le cose non cambiarono, anzi. Qualcuno inventò addirittura “Internet Gratis”, o comunque flat. E si cominciò a dare Internet assieme ai servizi voce con questi ultimi erogati attraverso l’interconnessione, dove i margini di guadagno lordi erano del 5-6%. E anche questo 5-6% era comunque destinato ad azzerarsi con l’avvento del Voip. Per non parlare della concorrenza della telefonia mobile che già da tempo ha comunque superato la telefonia fissa in fatturato e volumi”.

Bilanci all’osso con forte indebitamento, prezzi sempre in calo (è l’unica “utility” da cui si pretende che i prezzi diminuiscano), investimenti che crescono per tenere il passo con le nuove tecnologie, personale ridondante con forti investimenti per la formazione. Questo il quadro della situazione degli operatori di rete fissa che, alla ricerca di nuovi servizi, si lanciano sul cloud affrontando la concorrenza dei big del mondo It e dei piccoli operatori che si accontentano di guadagnare pochi euro a metro quadro.

Il finale della storia secondo De Tommaso forse è già scritto “E’ illogico che negli Usa ci siano circa tre operatori e in Europa decine che devono fare fronte a un mercato dove è sempre più difficile fare profitti e nel quale anche il controllo dei costi ha dei limiti”. Ci sarà un consolidamento del comparto, con fusioni e acquisizioni, o con consorzi. Alla fine rimarranno in pochi, due-tre operatori internazionali, stima De Tommaso, che dovranno fare fronte all’avanzata degli Over The top che aspirano a un ruolo come operatori di Tlc, con il rischio per il mercato che, dopo questa faticosa  liberalizzazione, si torni a una situazione di monopolio od oligopolio. Una beffa che potrebbe essere evitata dall’intervento di un regolatore. Ma in Europa ce ne sono troppi e non coordinati: cresce l’esigenza di averne uno solo per tutelare mercato e consumatori.   

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