Sforbiciata agli stipendi dei manager pubblici: 294 mila euro il tetto dei compensi per Rai, Anas e Ferrovie

di Raffaella Natale |

Le misure sono contenute nello schema di decreto del Ministero dell’Economia. Limiti anche per altre 18 società.

Italia


Luigi Gubitosi

Taglio netto agli stipendi dei manager pubblici, anche quelli Rai. Lo schema di decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, trasmesso al Parlamento per il parere, fissa a 294 mila euro il tetto massimo per i compensi degli amministratori con deleghe di Rai, Anas e Ferrovie, mentre per le altre 18 società controllate dal Mef si fissano compensi all’80% o al 50% del trattamento economico del primo presidente della Cassazione, che per quest’anno ammonta a circa 300 mila euro.

 

Ricordiamo che lo scorso anno l’attuale Direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi ha rinunciato al contratto a tempo indeterminato dopo una serie di polemiche sul proprio compenso (Leggi Articolo Key4biz).

In base alle informazioni in possesso della stampa, a Gubitosi è stato fatto un contratto che prevede una parte fissa di 400 mila euro e un’indennità di funzione di 250 mila euro.

Uno stipendio che alla luce delle nuove disposizioni dovrà essere rivisto insieme a quello dei vertici di Viale Mazzini.

Lo scorso anno, l’assemblea degli azionisti Rai ha anche deciso una riduzione del 30% degli emolumenti dei componenti del consiglio, presidente compreso, a 66 mila euro lordi annui, da circa 100 mila.

Lo stipendio del presidente Rai Anna Maria Tarantola in qualità di vicedirettore generale della Banca d’Italia era di circa 400 mila euro lordi all’anno.

 

Tornando alla notizia del giorno, la regolamentazione degli emolumenti è contenuta nello Schema di decreto trasmesso alla Camera il 10 settembre scorso e attualmente all’attenzione della commissione Bilancio, che dovrà rendere il parere entro il 30 settembre.

 

Le società controllate dal Mef sono state classificate in tre fasce, tenendo conto di “indicatori dimensionali quantitativi, volti a valutare la complessità organizzativa e gestionale e le dimensioni economiche delle stesse società“. Gli indicatori individuati sono il ‘valore della produzione‘ (maggiore o uguale a 1 miliardo, a 100 milioni o minore di cento milioni), ‘investimenti‘ (maggiori o uguali a 500 milioni, maggiori o uguali a 1 milione, inferiore a un milione) e ‘numero dei dipendenti‘ (maggiore o uguale a 5.000, a 500 o meno di 500).

 

Gli emolumenti per i manager saranno determinati dai Cda rispettando i tetti stabiliti dal decreto, che si applicheranno “all’importo complessivo degli emolumenti da corrispondere, comprensivi della parte variabile ove prevista” per i compensi spettanti “all’amministratore delegato, ovvero al presidente, qualora lo stesso sia l’unico componente del Cda al quale siano state attribuite deleghe”.

 

In prima fascia si trovano, secondo la simulazione allegata al provvedimento sulla base dei dati del triennio 2009-2011 solo Anas, Ferrovie dello Stato e Rai. Per gli amministratori con deleghe di questa fascia il tetto è fissato al 100% del trattamento economico del primo presidente di Cassazione (293.658,95 euro lordi nel 2011).

 

In seconda fascia, sempre secondo la simulazione, ci sarebbero Invitalia, Coni Servizi, Consap, Consip, Enav, Eur, Gse, Ipzs, Sogei e Sogin, con tetto fissato all’80% del compenso di riferimento. Mentre in terza fascia andrebbero le restanti otto controllate dal ministero dell’Economia, Arcus, Cinecittà Luce, Italia Lavoro, Ram, Sicot, Mefop, Sogesid e Studiare Sviluppo, ai cui manager andrà il 50% del trattamento economico del primo presidente di Cassazione.

 

Il tetto agli stipendi dei manager delle società non quotate era stato introdotto dal governo Monti con il decreto Salva-Italia prima, prevedendo appunto che la classificazione per le controllate del Mef avvenisse con un successivo decreto.  

 

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