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Un mese, un mese e mezzo. Tanto ci vorrà per chiudere “il dossier sulle tariffe unbundling” per il 2013. Lo ha affermato stamani il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, sottolineando che l’autorità attende il pronunciamento del BEREC, l’organismo dei regolatori europei, per poi avviare “il dialogo a tre tra il BEREC, l’Agcom e la commissione europea“. Quest’ultima, in merito proprio alla delibera sull’unbundling, è stata molto dura con l’Autorità italiana, le cui decisioni sul delicato dossier – ha sottolineato in una lettera – “…possono al tempo stesso pregiudicare notevolmente lo sviluppo del mercato interno, ossia costituire notevole ostacolo per il mercato unico…” (leggi: Lettera dura della UE all’AgCom: ‘Approvate decisioni che ostacolano la concorrenza e il mercato unico’)
Il presidente Agcom, a margine della presentazione dell’XI rapporto IT Media Consulting, è tornato anche sul tema dello scorporo della rete fissa, caduto nel dimenticatoio negli ultimi tempi perchè superato dalla cronaca recente, che vede in primo piano il futuro dell’assetto azionario della principale società telefonica italiana. Cardani ha sottolineato che l’Autorità è in stand-by, in attesa della nuova documentazione dalla società dopo la prima informativa ricevuta a maggio, in concomitanza con la decisione della società di avviare il processo di scorporo.
Il progetto di spin off, ha detto a questo riguardo il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Caricalà, non è mai stato abbandonato e resta un obiettivo molto importante per il Governo e per Telecom Italia.
Un obiettivo, ha aggiunto, “che va perseguito nell’ambito della libertà di mercato”.
La rete, del resto, “…è un asset che certamente va rinforzato e sviluppato per perseguire gli obiettivi dell’agenda digitale però è di sé un asset importantissimo anche dal punto di vista del ritorno economico”.
Quanto al ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, ha spiegato ancora Catricalà, l’ente “può avere un ruolo da protagonista ma è un investimento che deve restare profittevole perchè la Cdp non da’ aiuti di Stato, ma non è questa l’ipotesi”.
Nessuna ipotesi, invece, sulla tempistica dell’operazione.
Venendo invece alla più stretta attualità inerente l’azienda, ossia alle possibili evoluzioni della struttura societaria in vista dell’imminente scadenza dei termini per comunicare un’eventuale disdetta del patto di sindacato di Telco (la prima finestra prevista è il 28 settembre, e al contestuale rinvio del Cda al 3 ottobre, Catricalà ha innanzitutto spiegato che lo spostamento del consiglio di amministrazione “non crea allarme, ma è un modo per arrivare a una riunione con una ipotesi su cui si sia raggiunto il più largo consenso dei soci”.
Quanto ai temi strettamente legati alla governance della holding di controllo, “Telecom è una società che ha prospettive di sviluppo enormi e con soci forti. Se c’è un problema di rafforzamento della compagine sarà risolto da Telco con saggezza”, ha aggiunto.