Datagate: ecco come NSA e GCHQ decriptano tutte le nostre comunicazioni, anche quelle più protette

di Alessandra Talarico |

I nuovi file forniti da Snowden fanno luce su due programmi – Bullrun ed Edgehill – che permettono di decodificare qualsiasi comunicazione avvenga in rete (email, conti correnti bancari, segreti commerciali, cartelle mediche, telefonate, chat).

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Se non fosse che le rivelazioni sul datagate ci hanno ormai fatto rassegnare al fatto che la privacy online non esiste, questa sarebbe una di quelle notizie da far sobbalzare dalla sedia. Secondo le nuove rivelazioni dì Edward Snowden, infatti, nessuna comunicazione, per quanto criptata, sfugge al controllo della National Security Agency americana e del suo equivalente britannico Government Communications Headquarters (GCHQ). I nuovi file forniti da Snowden fanno luce su due programmi – nomi in codice Bullrun ed Edgehill – che permettono di decodificare qualsiasi comunicazione avvenga in rete (email, conti correnti bancari, segreti commerciali, cartelle mediche, telefonate, chat) attraverso l’utilizzo di supercomputer, trucchi tecnici e ordinanze di tribunale.

 

Le informazioni sono state diffuse nonostante funzionari dell’intelligence americana avessero chiesto agli organi di stampa coinvolti – il quotidiano inglese The Guardian, il New York Times e ProPublica – di non diffondere la notizia per evitare modifiche nei codici di criptaggio che renderebbero più difficile la raccolta e la lettura di dati.

“Se non si riuscisse a decifrare i messaggi dei terroristi, delle spie straniere e di altri avversari, gli Usa correrebbero un serio rischio”, ha spiegato un funzionario dell’agenzia.

 

Le tre testate, tuttavia, non si sono tirate indietro: “Ci siamo limitati a omettere alcuni aspetti, ma abbiamo deciso di pubblicare la notizia vista l’importanza del dibattito pubblico in corso sulle azioni attraverso cui il governo indebolisce anche i più potenti strumenti che dovrebbero proteggere la privacy dei cittadini americani e non solo”, spiega il New York Times, secondo cui anche se l’obiettivo è quello di prevenire attacchi terroristici, la capacità di decifrare informazioni protette “rischia di avere conseguenze impreviste che indebolirebbero la sicurezza delle comunicazioni”.

In sostanza, per gli esperti citati dal quotidiano, il rischio è che una volta aperta una ‘porta’ per accedere al sistema, l’intelligence non sia la sola a sfruttarla.

 

Secondo i documenti citati dalla stampa, la capacità di decodificare i dati delle comunicazioni è nota solo a pochissimi analisti, coinvolti nel cosiddetto ‘Five Eyes‘: ossia l’NSA e le controparti di Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

A partire dal 2000, l’Agenzia Usa avrebbe speso miliardi di dollari per preservare la sua capacità di spiare le comunicazioni online, stringendo anche accordi con non meglio identificate aziende hi-tech americane. Uno sforzo economico che continua ancora oggi, come conferma un documento in cui il direttore dell’NSA, James Clapper, conferma i cospicui investimenti in “rivoluzionarie attività di crittoanalisi volte a sconfiggere la crittografia incrociata e sfruttare il traffico internet”.

In un documento del 2007 si legge inoltre: “Nel futuro, le superpotenze si creeranno o distruggeranno in base alla forza dei loro programmi di crittoanalisi“.

 

Ma così, annullando ogni parvenza di riservatezza di comunicazioni che nulla hanno a ache fare con il rischio attentati – si pensi alle cartelle cliniche o a informazioni provate come gli orientamenti religiosi o sessuali – si rischia di distruggere anche la web economy e le molte aziende che da essa dipendono.

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