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Startup, fondi pubblici e conflitti d’interesse: il caso abruzzese del Consorzio SMART

Italia


Proseguiamo con la pubblicazione degli articoli a firma di Antonio Lupetti sul tema delle startup. Come è noto, si tratta di un settore importante nel quale si sono purtroppo manifestati fenomeni di accaparramento indebito di risorse, che rischia di mettere in cattiva luce un intero segmento sul quale occorre invece puntare.

 

Forse non l’avreste mai immaginato. Ma l’Abruzzo è una terra di startup innovative e di poli d’innovazione. Naturalmente, anche di fondi destinati a tali soggetti. Se vi concedete pochi minuti a una rapida ricerca su Google, pare che negli anni passati, in questa piccola regione d’Italia, questo genere di fondi non siano affatto mancati. Stiamo parlando di decine e decine di milioni di euro. Su come siano stati utilizzati è però quasi del tutto impossibile trovare dati ufficiali.

 

Solo per darvi un’idea dell’ordine di grandezza di quali siano le attuali disponibilità della regione Abruzzo, il 27 giugno 2013, Confindustria Abruzzo e Banca dell’Adriatico hanno siglato un bando che mette a disposizione delle imprese regionali 200 milioni di euro dedicati a finanziare progetti innovativi di nuove imprese. Oltre a questi ci sono altri fondi. Parecchi soldi. Centinaia di milioni di euro. Il Programma Operativo Regionale F.E.S.R. Abruzzo 2007-2013 è uno strumento volto a favorire aiuti finanziari alle imprese che operano nel campo dell’informatica, del risparmio energetico e dello sviluppo turistico. Il programma è composto da cinque parti, denominati “Assi”. L’Asse I, è rivolta alla “Ricerca e Sviluppo, Innovazione e competitività”. La dotazione complessiva del programma supera i 345 milioni di euro.

 

La FIRA è la Finanziaria Regionale Abruzzese. È una società che si occupa prevalentemente dell’applicazione di bandi che prevedono la gestione di fondi europei, nazionali e regionali. Il 12 luglio 2011 la regione Abruzzo, nell’ambito dell’Attività I.2.2 del bando del Programma Operativo Regionale F.E.S.R. Abruzzo 2007-2013, ha aggiudicato a un raggruppamento temporaneo di imprese, di cui la FIRA è mandataria e a cui partecipano la Banca Popolare di Lanciano e Sulmona, la Cassa di Risparmio della Provincia di L’Aquila, la Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, la Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo e la Cassa di Risparmio della Provincia di Pescara, la costituzione di del fondo StartUp, StartHope per gli aiuti alle startup innovative abruzzesi. Il valore iniziale del fondo StartUp, StartHope ammonta a 9 milioni di euro ma sul bando si legge che «la dotazione potrà essere incrementata “a discrezione” della Regione Abruzzo».

 

Nell’ambito dell’attività 1.2 dell’Asse I del POR Abruzzo, denominata “Sostegno alla creazione di Poli di Innovazione“, Il 29 maggio 2013, sul sito della FIRA compare un comunicato stampa riguardante l’ammissione alla fase negoziale del Consorzio SMART, una società consortile a responsabilità limitata che opera nel campo energetico e ambientale. Secondo quanto riportato da alcune fonti d’informazione locali e secondo un ulteriore comunicato stampa presente sul sito della FIRA, la commissione di valutazione ha assegnato al Consorzio SMART il massimo punteggio in graduatoria e l’accesso a un finanziamento di 800mila euro.

 

Il Presidente del Consorzio SMART è Rocco Micucci. Rocco Micucci è anche il Presidente del consiglio d’amministrazione della FIRA, la società che gestisce il fondo. In altre parole, a capo della società beneficiaria del fondo di natura pubblica ci sarebbe lo stesso soggetto che è a capo della società a cui è demandata dalla Regione Abruzzo la gestione del fondo.

 

La vicenda è stata sollevata nei giorni scorsi dall’ex senatore dell’IdV Alfonso Mascitelli che ha parlato di «conflitti d’interesse» e di «trasparenza nulla» sugli atti di gestione dei fondi da parte della FIRA.

 

La domanda è sempre la solita. Siamo sicuri che questo modo di mettere in circolo ingenti quantità di denaro pubblico, facendole passare tramite soggetti privati, sia una garanzia di equità e trasparenza che fornisce a tutti i potenziali imprenditori le medesime opportunità di accesso ai fondi? Il caso Greenfluff, il caso Samares, di cui ho parlato recentemente, sono due esempi che dovrebbero far riflettere.

 

Ma soprattutto voglio puntare il faro su un aspetto molto preciso. Negli ultimi anni, sul tema delle startup e dell’innovazione ci si è spesi più per creare rumore mediatico che non a favorire la nascita di un equo e sano sistema che garantisse agli startupper con idee innovative, di fare impresa. Ci sono una valanga di soldi pubblici per l’innovazione in circolazione. Dove finiscono e con quali criteri oggettivi vengono gestiti? Perché è inutile sperare nelle startup e nell’innovazione se il “sistema Italia” è un malato terminale affetto da un cancro che nessuno riesce o vuole estirpare.

 

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