Italia
La Commissione europea risponde all’AgCom e lo fa in modo determinato ed inequivocabile.
La delibera sull’unbundling, questo il succo, non va.
È stata pensata in modo sbagliato e approvata in modo altrettanto sbagliato.
Non si tratta di questioni di forma come ha dichiarato l’AgCom in un comunicato di appena pochi giorni fa: “i rilievi mossi riguardino prevalentemente aspetti procedurali, senza di fatto incidere sugli aspetti sostanziali delle proposte”.
Si tratta invece di questioni sostanziali che investono appieno il merito della decisione sull’unbundling approvata da AgCom lo scorso 11 luglio.
La Commissione, si legge nella lettera. “…nutre seri dubbi sul fatto che gli schemi di provvedimento contengano un’indicazione chiara della metodologia seguita dall’AGCOM per stabilire parametri quali i) il WACC nel fissare i prezzi ULL, ii) il ricarico sul costo WBA in base alla metodologia BU-LRAIC nel fissare i prezzi WBA e iii) il rapporto tra i prezzi ULL e SLU nel fissare il prezzo SLU in assenza di un modello dei costi. Pare che i prezzi siano stati fissati in modo piuttosto arbitrario e, in ogni caso, senza il necessario rigore metodologico, approccio non conforme al principio della trasparenza…”.
LaCommissione europea specifica inoltre nella lettera come: “… un gli effetti negativi causati dalle misure notificate sulla concorrenza e sugli investimenti possono al tempo stesso pregiudicare notevolmente lo sviluppo del mercato interno, ossia costituire notevole ostacolo per il mercato unico…”.
Si tratta quindi di contestazioni di merito dettagliate e, per alcuni versi, pesanti.
“…La Commissione – prosegue la lettera- nutre seri dubbi sul fatto che l’assenza di trasparenza e di prevedibilità regolamentare dell’approccio adottato dall’AGCOM favorisca la creazione e lo sviluppo di reti transeuropee, e non si frapponga invece all’ulteriore integrazione del mercato. In particolare, è un elemento deterrente per gli operatori multinazionali i quali, di fronte ad una procedura di fissazione dei prezzi di accesso all’ingrosso che pare dar luogo a prezzi instabili e imprevedibili, non sono invogliati ad installare infrastrutture proprie e/o ad acquistare l’accesso all’ingrosso a banda larga in Italia…”.
Ancor più dure le conclusioni: “Allo stadio attuale del procedimento e sulla base delle informazioni in suo possesso, la Commissione nutre seri dubbi sulla compatibilità con il diritto dell’Unione dell’approccio seguito dall’AGCOM nell’attuazione dell’obbligo di controllo dei prezzi e nella fissazione dei prezzi di accesso all’ingrosso per il 2013 nel mercato dell’accesso all’ingrosso (fisico) alle infrastrutture di rete (compreso l’accesso condiviso o pienamente disaggregato) in postazione fissa e nel mercato dell’accesso a banda larga all’ingrosso, come notificato. Inoltre, la Commissione ritiene che la misura proposta creerebbe un ostacolo al mercato unico alla luce dell’approccio instabile e imprevedibile utilizzato per imporre i prezzi dell’accesso all’ingrosso”.
E ora cosa accadrà?
Possono verificarsi tre opzioni:
a) AgCom ritira la delibera (ipotesi che fonti vicine all’Autorità rigettano tout-court, ma è quello che è accaduto nella quasi totalità dei casi, quando la UE ha espresso riserve e critiche a delibere delle Autorità nazionali);
b) AgCom modifica il testo adeguandolo ai desiderata della Commissione e del Berec;
c) AgCom decide di ignorare le richieste della Commissione europea (circostanza che creerebbe non pochi problemi alla stessa AgCom).
Intanto saremo a fine 2013 e occorrerà pensare al listino unbundling del 2014…..
Esclusiva:
Testo integrale della lettera inviata dalla Commissione europea all’AgCom.
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