Unione Europea
L’incontro tra gli operatori tlc europei e il Commissario Ue Neelie Kroes ha forse contribuito a placare gli animi, ma quella sui costi del roaming è una partita ancora tutt’altro che conclusa: la Ue, secondo quanto riferito dal Financial Times, potrebbe finire per accogliere le preoccupazioni dell’industria, in apprensione anche per via di un nuovo provvedimento che porterebbe all’imposizione di un tetto massimo alle tariffe voce e dati all’ingrosso sui mercati nazionali. Un taglio del 40% rispetto ai prezzi attuali per i servizi voce (il cui prezzo, quindi, non potrebbe superare i 3 centesimi al minuto) e del 70% per i servizi dati (che sarebbero riportati al di sotto di 1,5 centesimi per megabyte).
Per l’analista Nick Delfas di Morgan Stanley, la misura favorirebbe in maniera particolare gli operatori mobili virtuali che potrebbero accedere al mercato a prezzi così competitivi “senza aver impegnato un centesimo del loro capitale”.
L’analista prospetta che questo piano sia “ad alto rischio di arbitraggio” e rischia di penalizzare ulteriormente gli investimenti nelle reti.
Quella di garantire un ‘passaggio gratis’ sulle reti agli operatori non infrastrutturati è un’ipotesi che inquieta anche il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, che al termine dell’incontro con Neelie Kroes ha sottolineato: “L’idea che ad un certo momento ci siano tariffe di roaming al livello di quelle nazionali è inevitabile…il problema non è mettere in discussione l’attuazione di questo principio ma di evitare potenziali abusi di operatori non infrastrutturati”.
Anche gli analisti di Bernstein hanno sottolineato che i piani di Bruxelles relativi all’ulteriore taglio dei prezzi all’ingrosso potrebbero finire per “accelerare il declino delle telco europee”, la cui situazione economica è già molto difficile, mentre per la banca tedesca Berenberg l’azzeramento del roaming sarebbe “una corsa verso il fondo”
Anche l’analista Robin Bienenstock di Bernstein ha sottolineato come “…il regolamento offre agli operatori la scelta di entrare in un ‘alleanza roaming’, azzerando volontariamente le proprie entrate a livello paneuropeo e aprendosi al più basso denominatore comune dei prezzi in tutta Europa, o di accettare tariffe di roaming all’ingrosso molto più basse – facilitando la proliferazione del free riding”.
Secondo le valutazioni di Bernstein, la prima ipotesi, quella di un’alleanza tra gli operatori, comporterebbe un declino delle entrate del 20-40% nei cinque maggiori mercati europei, mentre l’introduzione di nuovi tetti dei prezzi all’ingrosso permetterebbe ai piccoli rivali o anche ad aziende di altri settori, come ha spiegato Bernabè, di offrire un tipico ‘pacchetto iPhone’ con uno sconto fino al 65% a seconda del mercato e dell’operatore.
Quanto ai nuovi tetti all’ingrosso, gli effetti sarebbero “particolarmente drammatici” e creerebbero non poca confusione circa le offerte – come ad esempio le tariffe ‘red’ di Vodafone – già ampiamente sviluppate e commercializzate.
Secondo un recente studio commissionato da ETNO, l’azzeramento del roaming farebbe perdere al settore introiti per 7 miliardi di euro entro il 2020, senza per altro affrontare la questione relativa ai necessari stimoli agli urgenti investimenti nel settore.
Gli operatori hanno inoltre più volte sottolineato che, nonostante la proposta Ue contenga iniziative favorevoli all’industria – come l’armonizzazione dello spettro radio – non viene fatto alcun riferimento alla questione ‘fusioni e acquisizioni’. Le telco, infatti, hanno chiesto alla Commissione di essere meno rigida nei confronti del consolidamento ‘in market’, ossia delle fusioni tra operatori attivi in uno stesso paese, spesso bloccate dall’antitrust per evitare eccessiva concentrazione di mercato. Operazioni che però, secondo l’industria, sono necessarie per superare l’attuale frammentazione, che impedisce alle aziende di raggiungere la scala necessaria per competere ‘ad armi pari’ con i competitor asiatici e americani.