Italia
Corporation tra le più ricche e potenti del mondo, Amazon e Facebook hanno denunciato al fisco italiano una cifra che complessivamente supera di poco il milione di euro: 950 mila euro, nel caso di Amazon, e 132 mila euro nel caso di Facebook. Davvero briciole, quelle che emergono dai documenti verificati dall’Ansa, se confrontate con gli enormi guadagni delle due aziende nel nostro Paese.
Eppure è così, come nel caso di Google, che da noi ha pagato all’erario circa 1,8 milioni di euro. Si tratta di casi eclatanti, ma la lista sarebbe più lunga, con numerose multinazionali in grado di smarcarsi dal fisco locale non fatturando, ad esempio, i ricavi pubblicitari e non registrando tutte le vendite, senza neanche violare le leggi.
Spesso, imprese come Google, Facebook e Amazon hanno degli uffici centrali per l’Europa, aperti in Paesi come l’Irlanda, dove il regime fiscale è molto più lieve. Gran parte del fatturato è così registrato come servizi prestati a un’altra società del Gruppo, che guarda caso ha sede proprio nei Paesi a più favorevole tassazione.
Oltre all’Irlanda, infatti, anche il Lussemburgo piace molto ai giganti del web e Amazon e Facebook hanno proprio lì delle aziende del network a cui possono addebitare la voce “ricavi da ‘vendite e prestazioni'”, sottraendo significative quote di imponibile al fisco italiano.
I 18,4 milioni di ricavi di Amazon Italia Logistica e i 7,4 milioni di Amazon Italia Services, le due controllate della lussemburghese Amazon Eu Sarl, come spiegato nei rispettivi bilanci e riportato dall’Ansa, sono rappresentati da «prestazioni di servizi resi con riferimento al contratto in essere nei confronti del socio unico». Anche per quanto riguarda Facebook la voce «ricavi da vendite e prestazioni», pari a 3,1 milioni, “si riferisce ai servizi prestati, in dipendenza dei rapporti contrattuali in essere con Facebook Ltd – Ireland per la promozione di servizi nel mercato italiano”.
Un fatto che non è certamente solo italiano, ma di portata europea e mondiale. Sono numerose le grandi aziende che praticano tale elusione di imposte, soprattutto quelle del settore tecnologico, che al momento è uno dei più forti. Nel caso di Apple, gli stessi Stati Uniti l’hanno accusata di aver eluso le tasse per 70 miliardi di dollari e sempre con lo stesso metodo: registrare i profitti tramite la consociata irlandese per sfruttare i vantaggi fiscali concordati con Dublino. (F.F.)