Cinema sul piede di guerra: ‘Il governo ha impedito il rifinanziamento del tax credit’

di Raffaella Natale |

Le associazioni dell’audiovisivo sostengono che il Parlamento lo avrebbe approvato all’unanimità.

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Il mondo del cinema si mobilita dopo la decisione del governo Letta di tagliare altri 45 milioni al tax credit. Una scelta che segue quella di ridurre il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) di circa 22 milioni di euro.

Forti le parole delle associazioni dell’audiovisivo, tra le quali 100autori, ANICA, AGIS, ANEC, DOC/IT, che, ricordando le parole del premier, “Mai più tagli alla cultura, se dovesse avvenire mi dimetterei”, sostengono che così “si condanna il cinema italiano alla chiusura“, rendendo impossibile produrre e impedendo alle produzioni straniere di venire a produrre da noi, con gravissimi danni per esempio a Cinecittà.

Un provvedimento, riferiscono le associazioni, che apre di nuovo la strada alla “delocalizzazione delle produzioni italiane, mettendo a rischio di chiusura il 40% delle sale cinematografiche, in prevalenza piccole e medie strutture, che non potranno digitalizzare gli impianti”.

Eppure – ricordano – il cinema e l’audiovisivo fatturano il doppio del trasporto aereo!”.

 

Riccardo Tozzi, presidente di Anica, ha indicato che “La battaglia che porteremo avanti non è solo per il tax credit: il governo capisca la centralità dell’audiovisivo, così come il turismo nell’industria italiana. Parliamo di milioni di posti di lavoro”. E ha aggiunto: “Letta sta facendo il più grosso taglio sul cinema mai fatto dai governi precedenti“.

 

Le associazioni sono sul piede di guerra e non hanno intenzione di partecipare all’incontro fissato a Venezia per discutere con il Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, di cinema. informano anche che ritireranno immediatamente i propri rappresentanti dai tavoli preparatori degli “Stati Generali” e riterranno “sgradita la presenza di chiunque del Governo voglia presenziare a manifestazioni veneziane, annunciando fin d’ora di uscire dalle sale di proiezione se questo accadesse, metteranno in campo da oggi le iniziative di lotta e mobilitazione più utili, efficaci, eclatanti, per far capire ai cittadini come l’Italia sarà più povera senza il proprio cinema”.

 

“Da oggi – concludono le associazioni – tutta l’Italia è più povera, più povera di film, immaginazione, cultura, e posti di lavoro e dovrà tornare ad emigrare per produrre le storie che questo Governo non vuole più che vengano raccontate in Italia. E il governo intanto continua a raccontare una storia che nessun italiano riesce più a capire”.

 

Bray e il Viceministro per Sviluppo economico Antonio Catricalà avevano promesso alle associazioni di fare il possibile affinché il governo, andasse incontro, per quanto possibile, alle richieste del settore (Leggi Articolo Key4biz).

Catricalà in Commissione Cultura si è anche impegnato a valutare con Bray “una tassa di scopo per il rilancio dell’industria audiovisiva“, ma anche per “limitare l’invadenza degli aggregatori di contenuti, soggetti che dovranno assoggettarsi alle norme del nostro ordinamento“, specie agli “obblighi d’investimento” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Nei giorni scorsi, le associazioni hanno presentato ai ministri un documento nel quale sono state sintetizzate le osservazioni e le richieste del settore: ripristino a 90 milioni della dotazione del provvedimento sul tax credit, e sua stabilizzazione e consolidamento come misura permanente per lo sviluppo del cinema italiano (Leggi Articolo Key4biz). E’ stato inoltre fatto notare ai ministri che una quota ridotta di tax credit rende di fatto inutile e ingestibile la misura. Le associazioni hanno messo l’accento sulla gravità del taglio alle agevolazioni fiscali del tax credit, che blocca nell’immediato il 90% dei film prodotti sul territorio, facendo perdere già da quest’anno occupazione a oltre 2500 lavoratori del settore il lavoro. In più blocca l’arrivo di produzioni estere sul territorio italiano e, nel contempo, provoca la delocalizzazione all’estero delle produzioni, vanificando l’impatto sul territorio, anche grazie all’incremento del turismo. Perciò si annulla l’effetto virtuoso dell’emersione del lavoro sommerso, praticamente azzerato nel settore grazie all’introduzione del tax credit. Da ultimo, il 40% delle sale cinematografiche, in prevalenza piccole e medie strutture, non potrà digitalizzare gli impianti e rischia la chiusura.

 

La notizia negativa sul tax credit segue invece quella positiva annunciata la scorsa settimana di un accordo dal oltre 1 miliardo di euro per portare il cinema Made in Italy all’estero (Leggi Articolo Key4biz).

Per la prima volta il Ministero dello Sviluppo economico ha previsto una linea dedicata all’audiovisivo nel progetto speciale di promozione del Made in Italy, che sarà attuata da ICE-Agenzia, ANICA e Istituto Luce-Cinecittà, in collaborazione con Doc/it.

 

L’obiettivo è considerare il cinema italiano come prodotto del Made in Italy da far conoscere in tutto il mondo e in particolare negli Stati Uniti, America Latina, Cina, Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Per due anni, fino alla fine del 2014, film e documentari d’autore, location cinematografiche e progetti di coproduzione faranno il giro del mondo promossi come l’Italia già fa per la moda o il food.

 

Il piano prevede un primo investimento di 800 mila euro, che si vanno ad aggiungere ai 300 mila euro che ICE già investe ogni anno in questo settore, cui seguiranno altre misure di sostegno. Il punto debole del cinema e dell’audiovisivo è il mercato estero.

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