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Proprio nel bel mezzo dell’intenso dibattito seguito alla decisione dell’Agcom di rivedere al ribasso i canoni che gli operatori alternativi pagano a Telecom Italia per l’accesso alla sua rete in rame, l’Antitrust ha deciso di includere anche l’operatore storico nell’indagine, avviata a marzo, volta a verificare l’esistenza di un ‘cartello’ tra le società Alpitel, Ceit Impianti, Sielte, Sirti, Site e Valtellina nel mercato dei servizi tecnici accessori all’ingrosso alla rete di telefonia fissa.
La decisione risale al 10 luglio scorso, e non è ancora stata ufficializzata dall’Agcm, ma è stata riportata oggi con grande risalto sulla stampa nazionale.
Solo un caso? L’istruttoria – avviata su segnalazione di Wind – verrebbe da dire che cade “a fagiolo”, con una coincidenza di tempi sospetta. I prezzi per i servizi di manutenzione correttiva dei guasti di rete (c.d. assurance), che fanno parte del mercato dei servizi tecnici accessori, il quale comprende anche i servizi di attivazione della linea (c.d. delivery), rientrano, di fatto, nel computo del canone finale per l’affitto dell’ultimo miglio, che Agcom ha deciso di abbassare di 60 centesimi, portandolo da 9,28 euro a 8,68 euro al mese.
La decisione di sforbiciare i canoni ULL è maturata per altro anche in virtù dei prezzi ritenuti troppo alti dei costi di manutenzione, che quindi sono stati ridotti da 2 a 1,4 euro.
La normativa vigente prevede infatti, che chi affitta la rete non possa svolgere la manutenzione per proprio conto, ma debba rivolgersi all’operatore dominante, il quale, secondo quanto emerge dalla documentazione acquisita dall’Antitrust, avrebbe svolto un ruolo di ‘coordinamento’ tra le sei società di manutenzione oggetto dell’istruttoria, le cui offerte – sottolinea l’Antitrust – “risultano essere estremamente omogenee con uno scarto tra il valore massimo e minimo di 0,06 euro per linea per mese ed un coefficiente di variazione pari a 0,017 euro”.
Un’omogeneità non riscontrata, invece, in offerte successive presentate da società ‘new entrant’.