Unione Europea
La Commissione europea potrebbe assumere maggiori poteri di veto sulle politiche nazionali relative alla vendita all’asta dello spettro radio.
Secondo quanto anticipato dal Wall Street Journal, che avrebbe visionato una bozza del progetto, la Commissione sarebbe intenzionata ad attribuirsi il potere di rivedere i piani nazionali sulla vendita dello spettro e, dopo una consultazione coi regolatori nazionali, di respingerli.
Una mossa che probabilmente molti Stati membri considereranno come “un’eccessiva intrusione nei loro affari nazionali”, sottolinea il WSJ, ma che mira ad evitare vendite di spettro eccessivamente onerose per le aziende – come avvenne, ad esempio, per le frequenze 3G nei primi anni 2000, per le quali le telco europee sborsarono complessivamente qualcosa come 110 miliardi di euro. Un esborso talmente esagerato che finì per causare un forte aumento dell’indebitamento degli operatori di telecomunicazioni e, di conseguenza, una revisione al ribasso del loro rating creditizio, oltre che per frenare gli investimenti nelle nuove reti.
Nel documento visionato dal WSJ, la Commissione sottolinea che le tariffe applicate dalle autorità nazionali dovrebbero “riflettere in maniera appropriata il valore sociale ed economico dello spettro” ed essere fissate a livelli che “sostengano gli investimenti nella capacità, nella copertura e nella qualità delle reti e dei servizi”.
Nei progetti della Commissione, quindi, le autorità nazionali dovrebbero sottoporre a Bruxelles i loro progetti. I regolatori nazionali e la Commissione avrebbero quindi due mesi di tempo per valutare prezzo, durata e altri fattori tecnici dell’asta. “Se i governi non seguono queste raccomandazioni, la Commissione potrebbe costringerli a ritirare l’asta”.
Le proposte, che saranno presentate a settembre, mirano anche a garantire maggiore flessibilità e la possibilità, per le telco, di comprare blocchi di spettro in diversi paesi in maniera coordinata, per superare l’attuale frammentazione del mercato, che Neelie Kroes a febbraio ha paragonato a un “piatto di spaghetti”.
L’obiettivo sarebbe, dunque, quello di garantire un maggiore coordinamento ed evitare un ulteriore spezzettamento del mercato, cercando al contempo di evitare agli operatori ‘spese folli’ che drenano denaro agli investimenti.
In Italia l’asta 4G ha prodotto introiti per quasi 4 miliardi di euro, di poco inferiore l’incasso dell’Olanda (3,8 miliardi), mentre nel Regno Unito l’incasso è stato di 2,34 miliardi di sterline, dai 3,5 miliardi attesi.
Difficilmente, perciò, i Governi nazionali, soprattutto in tempi di vacche magre come quelli che stiamo vivendo, accetteranno di cedere alle richieste della Commissione, anche se questo vuol dire frenare ulteriormente uno dei settori trainanti della crescita economica e nel quale l’Europa ha già accumulato un vistoso ritardo nei confronti dei competitor internazionali.