Rai, Catricalà: ‘Rinnovo della concessione solo dopo profonda riforma’

di Raffaella Natale |

Il viceministro ha più volte ricordato: ‘Nessuno ha intenzione di togliere la concessione alla Rai. Quello che però non è più tollerabile, è l’esistenza di un partito Rai e di un mondo Rai incapaci di guardare oltre la siepe’.

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“Credo che il governo ben possa esprimere l’auspicio che nel 2016 la Concessione di Servizio pubblico sia affidata di nuovo alla Rai, una Rai migliore, in grado di esprimere al meglio la sua missione attraverso una qualità più alta, la piena utilizzazione delle risorse e un ruolo di guida nell’innovazione tecnologica“.

Lo ha dichiarato il viceministro dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, nel corso dell’incontro con una delegazione dell’Usigrai, composta dal segretario Vittorio di Trapani e i componenti dell’esecutivo nazionale. Il colloquio è arrivato dopo la lettera aperta del sindacato dei giornalisti Rai alle istituzioni sul rinnovo della concessione.

 

L’Usigrai ritiene ‘importante’ la conferma della volontà da parte del governo di voler avviare una consultazione pubblica in vista del 2016, così come si sta facendo in queste settimane per il nuovo contratto di servizio. Su questo, il viceministro ha chiesto suggerimenti e proposte, ai quali l’Usigrai risponderà a breve.

Catricalà ha anche ribadito che “la Rai è un asset importante e strategico per lo sviluppo dell’economia nazionale, un’azienda in grado di produrre non solo cultura ma anche ricchezza per tutto il Paese”.

L’Usigrai ha sottolineato la necessità di una profonda autoriforma della Rai, per renderla più efficace, efficiente e soprattutto riconoscibile nel suo ruolo di servizio pubblico.

 

Negli ultimi tempi, il viceministro è più volte intervenuto in merito al futuro della Tv pubblica per sottolineare che la Rai sta attraversando un momento molto particolare, per la crisi di tutto il settore ma anche per via di un modello ormai obsoleto e inadeguato e per la necessità di dotarsi di un piano di politica industriale in cui inquadrare il suo ruolo di servizio pubblico (Leggi Articolo Key4biz).

 

La prima questione da affrontare, ha indicato Catricalà, è quella del finanziamento della Tv pubblica e, per quanto riguarda il canone, bisogna intervenire “studiando forme praticabili e ragionevoli che consentano un recupero dell’evasione”.

 

“Ma la vera questione di fondo – ha sottolineato – è forse l’unica vera grande ragione per giustificare non solo la lotta all’evasione, ma addirittura le motivazioni del pagamento di un canone, non può prescindere da un recupero di credibilità della Rai e della sua missione di servizio pubblico”.

 

In occasione del rinnovo della concessione nel 2016, ha ricordato Catricalà, il Ministero intende avviare una grande consultazione sulla missione di servizio pubblico.

Le misure prospettate potrebbero quindi essere oggetto anche di un intervento legislativo.

“E’, infatti, chiaro che, in assenza di ipotesi di rinnovo implicito, sarà una legge – di una riga o di cento articoli – a dire cosa si dovrà fare il 7 maggio 2016. Altrimenti sarà il caos totale, con la Corte dei Conti che potrebbe intervenire contro chi, senza titolo, potrebbe beneficiare di risorse pubbliche”.

 

Nessuno – ha ribadito – ha intenzione di togliere la concessione alla Rai. Quello che però non è più tollerabile, è l’esistenza di un partito Rai e di un mondo Rai incapaci di guardare oltre la siepe”.

 

L’idea di conferire la Rai a una Fondazione, come consigliato dall’Upa, associazione che rappresenta gli investitori pubblicitari, (Leggi Articolo Key4biz) “è certamente degna della massima considerazione. Ed è probabilmente un sistema efficace per governare un’azienda complessa che deve fornire al tempo stesso una programmazione di servizio e di qualità senza trascurare gli ascolti e la sua presenza nell’ambito di un mercato fortemente competitivo”.

 

Per quanto riguarda la proposta di ipotizzare una rete generalista senza pubblicità, Catricalà ritiene che abbia dei pregi, ma il “tema è complesso” ed è di competenza del legislatore.

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