Stati Uniti
Yahoo, finito sulla graticola insieme alle altre web company per il presunto coinvolgimento nel programma di sorveglianza Prism della National Security Agency (NSA), ha ottenuto dal tribunale di sorveglianza il consenso di rendere pubblici i documenti che proverebbero i suoi sforzi per evitare di rivelare i dati degli utenti.
Ironia della sorte, è stato proprio la Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) Court a stabilire che il Dipartimento di Giustizia deve togliere i sigilli da un documento del 2008 che dimostrerebbe che la società si è battuta contro un ordine dello stesso tribunale che lo obbligava a rivelare i dati degli utenti.
“Il Governo deve togliere la qualifica di segreto di Stato al Memorandum Opinion di questa Corte sul caso Yahoo e ai ricorsi legali presentati dalla parti”, stabilisce la sentenza. Il Dipartimento di Giustizia ha due settimane di tempo per stimare quanto ci vorrà a dissigillare i documenti.
Le richieste del Tribunale segreto, volte a ottenere i dati delle comunicazioni degli utenti sono accompagnate da un obbligo che vieta alle aziende di divulgarne l’esistenza.
Yahoo e le altre web company coinvolte hanno da subito smentito di aver partecipato consapevolmente al programma Prism, sottolineando poi che la fornitura di informazioni è avvenuta sempre nel rispetto di un’ordinanza del tribunale.
Google e Microsoft hanno chiesto alla Corte di togliere il vincolo di segretezza che proibisce loro di divulgare con esattezza l’entità delle richieste del Governo.
La Electronic Frontier Foundation ha esortato però tutte le altre aziende coinvolte a rendere noti i documenti che provano la loro opposizione agli ordini del tribunale Fisa, così da consentire agli utenti di comprendere che si sono battute per tutelare i loro diritti.
Un portavoce di Yahoo ha espresso ‘soddisfazione’ per la decisione della Corte, sottolineando che “una volta che questi documenti verranno resi pubblici, potranno contribuire a un costruttivo dibattito pubblico sulla privacy”.