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RCS, mistero sull’acquirente che è divenuto il secondo azionista del gruppo editoriale

Italia


Rimane ancora misterioso il nome di chi ha comprato la quota dell’11% di RCS nel corso dell’asta sull’inoptato, dopo la smentita di Axel Springer.

In una nota Giuseppe Vita, presidente del Consiglio di Sorveglianza dell’editore tedesco, ha dichiarato che il gruppo, “nella maniera più assoluta, non investe nella carta stampata ma solo sul digitale”.

 

Non è, intanto, ancora chiara la dinamica dell’operazione: l’andamento degli ordini in asta, da quanto si è appreso, ha visto agire diversi intermediari in acquisto e se anche i più fossero intervenuti solo su parti frazionali dell’operazione, risulta comunque che a comprare ci fossero quattro grandi e distinti operatori.

 

Chi sarà, allora, l’unico acquirente di questo consistente pacchetto che, se conservasse l’intera quota, diverrebbe il secondo azionista della società? Chi ha comprato ha tempo fino al 16 luglio per esercitare i diritti acquisiti.

 

Una fonte ha negato anche che sia stato Diego Della Valle, che alcuni giorni fa aveva detto di essere disposto a salire fino al 20% dal suo 8,8%, salvo poi auspicare più tardi un’uscita di tutti gli azionisti forti del gruppo, lui compreso (Leggi Articolo Key4biz).

 

A comprare non sarebbe stata neanche la FIAT che nelle scorse settimane con una mossa a sorpresa di John Elkann è divenuta primo socio con una quota del 20,1%.

Nella partita non sarebbe neanche entrato Andrea Bonomi, numero uno del fondo Investindustrial ed ex consigliere di Rcs.

 

Si dovrebbe a questo punto escludere anche un’operazione da parte della News Corp, visto che nei giorni scorsi Elkann, che fa parte del Cda della new co di Rupert Murdoch, ha fatto sapere di non avere in programma alcuna alleanza con il tycoon australiano per RCS (Leggi Articolo Key4biz).

Reuters considera anche l’ipotesi che siano stati “comprati diritti per poi non esercitarli ed impedire che finiscano in mani non amiche, oppure che qualcuno abbia provato a raccogliere una quota potenziale significativa per poi tentare di venderla al migliore offerente“.

 

Secondo gli schermi Reuters sono stati venduti oggi 15,16 milioni di diritti (ciascuno dà l’opzione di acquistare tre azioni a 1,235 euro l’una) a 0,02 euro: il costo complessivo dei diritti è quindi stato intorno ai 300.000 euro.

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