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Datagate. Giovanni Legnini: ‘I Servizi italiani non sono coinvolti nel programma Prism’

Italia


“Non sussiste alcun interessamento degli organismi di informazione italiani nel cosiddetto Programma Prism. Appare comunque opportuno richiamare i principali contenuti della normativa nazionale vigente in materia di acquisizione dei dati relativi alle comunicazioni da parte dei servizi di informazione per la sicurezza…ai sensi della quale i Servizi hanno la facoltà – originariamente prevista solo in materia di contrasto del terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale e, dal luglio 2012, estesa all’ambito complessivo delle attività istituzionali – di effettuare intercettazioni di conversazioni o comunicazioni in funzione preventiva”.

È quanto ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanni Legnini, in risposta a una nuova interrogazione sul caso Prism presentata alla Camera da Mario Marazziti (Scelta Civica) per sapere quali iniziative il Governo italiano abbia messo in atto e intenda mettere in atto per accertare la verità a maggiore tutela della sicurezza, anche informatica, e, quindi, personale, dei cittadini italiani ed europei o se abbia già messo in atto iniziative di cui non si è avuta notizia e il suo parere su come affrontare questa complessa questione.

 

Secondo quanto chiarito dal sottosegretario, la legislazione vigente prevede che debba essere la Corte d’appello di Roma a provvedere, al termine dell’attività di intercettazione, “alla verifica della conformità delle attività compiute all’autorizzazione rilasciata, disponendo poi l’immediata distruzione dei supporti e verbali”.

Delle intercettazioni effettuate deve essere inoltre informato il COPASIR, il Comitato che controlla i servizi segreti, non solo a cadenza semestrale ma anche al termine delle operazioni compiute: “per tale via, quindi, il controllo parlamentare si aggiunge a quello giurisdizionale”.

Gli organismi sono inoltre “soggetti alle disposizioni in materia di trattamento di dati personali, per quanto riguarda il rispetto dei principi generali e delle misure di sicurezza e sono per questo soggetti al controllo del Garante per la protezione dei dati personali”, ha aggiunto Legnini chiarendo inoltre che sulla base dell’art.26 della legge n. 124 del 2007 prevede che “la raccolta ed il trattamento siano finalizzati esclusivamente al perseguimento degli scopi istituzionali” e dispone anche che “il DIS, l’AISE e l’AISI non possono istituire archivi al di fuori di quelli che siano ufficialmente comunicati al COPASIR”.

 

Quanto alle tutele previste per i cittadini coinvolti nel programma di monitoraggio, l’ordinamento italiano “prevede al massimo livello possibile – quello della tutela penale – le misure idonee a proteggere la libertà delle comunicazioni di tutti i cittadini in un contesto costituzionalmente garantito di segretezza della corrispondenza, anche telematica”.

“Sul piano della tutela dei diritti e della conseguente azione giurisdizionale, la disciplina vigente consente al soggetto che si ritenga leso da simili attività investigative di adire l’autorità giudiziaria, al fine di verificare la legittimità delle operazioni effettuate e la sussistenza dei presupposti normativi necessari allo svolgimento di tale particolare tipo di intercettazioni, a tutela del diritto alla protezione dei dati personali della persona”, ha aggiunto Legnini, sottolineando quindi che

 

Dopo aver ricordato la presa di posizione di Viviane Reding (Leggi articolo Key4biz) e i lavori delle istituzioni Ue su un vero e proprio pacchetto sulla protezione dei dati personali in sostituzione della precedente normativa risalente al 1995, Legnini ha sottolineato che il nostro Paese difende questa proposta legislativa, ancora in fase preliminare di dibattito tra i 27 Stati membri, e pone l’accento sulla necessità questa “tuteli adeguatamente il principio della protezione dei dati dei cittadini europei”.

 

In ambito nazionale, sul tema è intervenuto il Garante privacy Antonello Soro, sia a ‘caldo’ sia in sede di presentazione al Parlamento della relazione annuale dell’attività del Garante, tenutasi alla Camera dei deputati l’11 giugno scorso. Soro, ha aggiunto Legnini, “ha immediatamente avviato contatti con le altre autorità per la protezione dei dati personali europee, al fine di ottenere chiarimenti sulla vicenda dalle autorità Usa”.

“L’orientamento dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali è quello di chiarire se le attività di controllo in esame abbiano coinvolto – legittimamente o meno – anche cittadini europei, appunto, in quanto interlocutori di cittadini americani, ovvero a seguito di richieste di cooperazione giudiziaria o di polizia avanzate da autorità statunitensi”, ha spiegato il sottosegretario, aggiungendo che il ‘Gruppo articolo 29’ – che riunisce i Garanti Privacy europei –  con una nota a firma del suo presidente, ha rivolto alla Vicepresidente della Commissione europea l’invito a chiedere chiarimenti sulla vicenda agli omologhi organi statunitensi.

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