L’Agenda digitale deve essere una priorità o si rischia di perdere l’ultimo treno per la competitività e la crescita

di di Roberto Moriondo (Rappresentante delle Regioni nel Comitato di Indirizzo della AGID) |

Il digitale e la ricetta del futuro. Breve resoconto della Digital Agenda Assembly, 19-20 giugno 2013.

Italia


Roberto Moriondo

Mentre i grandi del G8 si confrontavano a Belfast sulle politiche internazionali utili al progresso del pianeta, sempre in Irlanda, ma a Dublino, negli stessi giorni si discuteva del futuro digitale dell’Europa.

In quest’isola incantevole, alla Digital Agenda Assembly 2013 organizzata con la Presidenza irlandese del Consiglio europeo il 19 e 20 giugno, il Dublin Castle sembrava essersi trasformato in un formicaio, dove un manipolo di operose formiche ricche di reputazione e di competenze digitali ha passato due giorni a discutere sulle opportunità del futuro.

Occasione imperdibile per approfondire i temi della Digital Agenda europea, misurarsi con i progressi fatti e le sfide da raccogliere, in modo innovativo, creativo e interattivo, mettendo a confronto vision e esperienze di policy makers, imprenditori, organismi di ricerca, piccole e medie imprese, amministratori e rappresentanti degli stati membri.

Digital skill, imprese e crescita al centro del programma. Il futuro, appunto.

Il punto del Vice Presidente Neelie Kroes:

  • La Commissione sta lavorando per creare un nuovo quadro regolamentare per la banda larga, dotato di coerenza e certezza, che sappia stimolare la concorrenza.
  • A dispetto degli enormi tagli del programma CEF – Connecting Europe Facility, l’Europa si concentrerà sulle aree critiche per un mercato unico digitale, investendo in nuove infrastrutture per collegare i servizi online.
  • Occorre inoltre costruire le competenze ICT per ridurre la disoccupazione e preparare la forza lavoro per l’era digitale. E la Grand Coalition for Digital Jobs ha raccolto 35 impegni: per i nuovi programmi, nuove piattaforme, nuove collaborazioni per fornire più formazione, più competenze, più posti di lavoro.

Futuro

Il Dicastero competente in materia di innovazione e digitalizzazione in Corea del Sud si chiama Ministero per la creazione del futuro e della scienza.

Nel workshop “Broadband demand stimulation: the impact of cloud” il futuro dell’Europa passa attraverso il progressivo ampliamento della banda larga e ultralarga per non perdere le opportunità di sviluppo legate al cloud, ma anche agli open data, ai big data e ai temi che potranno garantire lo sviluppo economico e sociale dell’Europa nei prossimi anni.

Il confronto è globale, la partita si gioca per noi ad armi impari. Occorre recuperare.

L’Europa si muove, e alcuni paesi sono venuti a Dublino a testimoniarlo. È il caso della Svezia che ha avviato un programma per dotare di banda ultralarga tutto il territorio. Un ingente investimento con l’obiettivo di stimolare la domanda anche nelle aree più remote del paese.

Open data oggi significa ad esempio centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro grazie alla crescita di servizi e aziende, e un significativo impatto sul PIL. È un percorso già avviato nei principali Paesi al mondo, mentre l’Italia è in forte ritardo. È quanto è emerso alla conferenza del G8 di Belfast, dove è stato sottoscritto l’Open Data Charter.

Futuro e investimenti vanno di pari passo, anche se non tutti sembrano averlo inteso appieno.

La sensazione, tornando in Italia, è di essere approdato in un paese dove pochi hanno capito.

I più, infatti, come dissennate cicale, non hanno compreso quanto è centrale l’Agenda Digitale e quanto destinare risorse allo sviluppo digitale del nostro paese significhi investire nel nostro futuro.

La mia ricetta per uscire da questo stato di impasse:

  • Oggi è difficile trovare sia a livello regionale che a livello centrale referenti autorevoli e capaci di comprendere, nella definizione degli obiettivi per la nuova programmazione europea e delle Agende Digitali, l’urgenza di destinare buona parte delle risorse 2014-2020 allo sviluppo digitale dei territori. Bisogna trovarli.
  • I Fondi strutturali europei non devono essere usati come spesa corrente per mantenere posti di lavoro, ma come investimento per la creazione di nuovi posti e occorre operare perché i diversi fondi possano agire in maniera sinergica su innovazione, ricerca e formazione di nuovi skill.
  • Non si finanziano più progetti ma si cofinanziano programmi per premiare la capacità dei territori di fare sistema, di dichiarare la loro specializzazione, di valorizzare le loro competenze e di spendersi la loro credibilità.
  • Serve un coordinamento, un punto di riferimento capace di rappresentare le istanze delle Regioni in modo che queste siano recepite integralmente all’interno dei piani operativi regionali.
  • Bisogna agire velocemente: entro ottobre le Regioni sono infatti chiamate a definire le proprie priorità di sviluppo e le rispettive risorse fino al 2020.

Le risorse sono poche e, se l’Agenda Digitale non viene inserita tra le priorità, il rischio di perdere l’ultimo treno per la competitività e la crescita del nostro paese è altissimo.

 

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