Europa
L’Europa non può permettere agli americani di spiare la vita privata dei propri cittadini. È per questo motivo che una legislazione sulla protezione dei dati personali risulta urgente per la maggior parte della Commissione alle Libertà civili del Parlamento europeo, che si è confrontata con il Commissario Ue alla giustizia Viviane Reding sullo scandalo americano del PRISM.
I deputati della commissione alle Libertà civili hanno sollevato numerose preoccupazioni durante il confronto.
“Non possiamo permetterà agli americani di spiare i cittadini dell’UE, anche se fosse per ragioni di sicurezza” ha indicato la deputata di centro destra Veronique Mathieu. Anche la deputata social-democratica Birgit Sippel, ha sottolineato che i dati non vengono usati solamente per combattere il terrorismo, ma anche l’immigrazione.
“I nostri alleati non ci trattano come amici, ma come sospetti” ha aggiunto Sophia in’t Veld, deputata liberale olandese.
“Obama ha detto ai suoi cittadini di non preoccuparsi perché spiano solo i cittadini stranieri… ma questi siamo noi! Che tipo di relazione speciale è mai questa?” ha sottolineato la deputata olandese.
Per il commissario Viviane Reding, il caso PRISM è un campanello d’allarme che mostra quanto sia urgente avere una legislazione solida sulla protezione dei dati.
“Se riusciremo a definire una legge sulla protezione dei dati, essa stabilirà lo standard di riferimento”, ha affermato, ricordando che lo scorso 14 giugno, in occasione dell’incontro col procuratore generale Eric Holder, “abbiamo deciso di istituire un gruppo di esperti per rispondere alle preoccupazioni” sollevate dal caso Prism.
La Reding ha anche inviato una lettera al Governo americano per avere spiegazioni sulle attività di monitoraggio delle comunicazioni online dei cittadini europei da parte del Governo Usa (leggi articolo Key4biz) e ha ribadito, in occasione del confronto con la Commissione Libe, la necessità di “approvare in fretta le nuove norme sulla protezione dei dati, che “dovranno essere applicate a tutte le aziende che operano nella Ue”, quindi anche (e soprattutto) alle web company americane.
Molti deputati hanno richiesto di rimanere informati sugli studi elaborati dai gruppi di esperti.
“Si conoscono già i nomi di questi esperti? Quando si incontrano?”, chiede la deputata verde olandese Judith Sargentini, mentre il britannico Timothy Kirkhope ha chiesto “una vera e propria indagine” volta a “raccogliere fatti e dettagli”. Pur apprezzando l’utilizzo di strumenti informatici per la lotta contro il terrorismo, Kirkhope ribadisce che queste pratiche di controllo devono avvenire in ‘modo lecito’.
All’indomani delle rivelazioni di Edward Snowden sul programma di spionaggio messo in piedi dal Governo Usa, il vicepresidente del PPE, il deputato Manfred Weber aveva definito ‘inaccettabile’ il fatto che gli Stati Uniti abbiano diverse regole per i cittadini americani e per i cittadini stranieri. “L’approccio americano non è il nostro approccio, ma lavoreremo insieme”, aveva comunque ribadito.
Il vicepresidente dei Socialdemocratici Claude Moraes aveva parlato invece di “uno strappo nella fiducia, che non risponde alla legislazione sulla protezione dei dati Ue”.
“Dobbiamo garantire che le autorità pubbliche americane trattino i dati dei cittadini europei sottostando ai nostri standard”, ha affermato. (A.T.)