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Orange: il governo francese conferma la fiducia a Stephane Richard ‘nell’interesse dell’azienda’

Francia


Votando per il mantenimento di Stéphane Richard alla guida Orange, lo Stato francese ha privilegiato l’interesse della società e dei suoi 170 mila dipendenti, di cui 110 mila solo in Francia.

È questo il giudizio del ministro dell’economia Pierre Moscovici in seguito alla decisione del cda di Orange – di cui lo Stato francese è principale azionista – di riconfermare alla testa della società telefonica Richard, nonostante il rinvio a giudizio per l’affaire Tapie.

Richard, che nei giorni scorsi aveva già incassato il sostegno del presidente Francois Hollande, è accusato di frode per il ruolo svolto nell’arbitrato privato che diede ragione (e 430 milioni di euro) al magnate Bernard Tapie nel contenzioso contro la banca Credit Lyonnais. I fatti risalgono al 2008, quando Richard era il braccio destro del ministro delle Finanze Christine Lagarde.

 

“Quello che più ha contato per noi è stato l’interesse di un’azienda già destabilizzata e che ha conosciuto un clima sociale e psicologico straordinariamente teso, preoccupante”, ha affermato Moscovici.

Lo Stato francese, che controlla una quota del 27% di Orange, conta tre rappresentanti su 15 del consiglio di amministrazione.

“Richard è stato messo sotto inchiesta per dei fatti che non hanno alcun rapporto con l’esercizio delle sue funzioni” in seno a Orange ha proseguito il ministro, sottolineando che il manager gode anche del sostegno dei dipendenti: uno solo dei tre rappresentanti dei lavoratori in consiglio ha votato contro il suo mantenimento.

 

In una nota, anche la stessa società aveva sottolineato che “le misure legali che riguardano Stéphane Richard non ostacolano la sua capacità di guidare Orange in maniera piena ed efficace”.

Il cda ha comunque dato incarico al consigliere indipendente Bernard Dufau “di seguire la situazione”.

 

Richard, che nega ogni addebito, era stato nominato alla guida del principale operatore telefonico francese nel 2010, quando l’ondata di suicidi tra i dipendenti, sottoposti a uno stress eccessivo a causa di un piano di ristrutturazione estremamente duro, ha portato la società nell’occhio del ciclone, scatenando le critiche dei sindacati e dell’opinione pubblica.

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