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Anche la Cina, che si era mantenuta finora in una posizione stranamente defilata sullo scandalo Prism, ha chiesto agli Usa spiegazioni ufficiali sul programma di sorveglianza, che – dal 2009 – avrebbe coinvolto anche le comunicazioni online del Paese e di Hong Kong con diverse operazioni di hackeraggio nei confronti di centinaia di obiettivi cinesi.
“Pensiamo che gli Stati Uniti debbano prestare attenzione alle inquietudini e alle domande della comunità internazionale e fornire le spiegazioni necessarie”, ha dichiarato Huan Chunying, portavoce del ministro cinese degli affari esteri.
Mentre la Ue si appresta ad avviare i negoziati di libero scambio con gli Usa (Leggi articolo Key4biz) sul programma Prism è intervenuto, per la prima volta, anche il Commissario Ue Neelie Kroes nel suo intervento alla conferenza ‘Giving a boost to the EU-US relations in the field of ICT’, presso la Camera di Commercio americana a Bruxelles.
“Gli Usa – ha detto – devono essere più trasparenti con l’Europa su quello che sta succedendo”.
“La nostra comprensione di privacy sta cambiando radicalmente nell’era digitale e anche le regole che la tutelano devono cambiare…il Programma Prsim è un tema ‘caldo’” che deve far riflettere, ha spiegato la Kroes, anche sul ruolo che la politica dovrebbe svolgere nella salvaguardia della riservatezza dei dati dei cittadini.
“Mi sento frustrata quando la privacy viene considerata soltanto come una cosa irritante. Come la maggior parte degli europei, considero la privacy un diritto fondamentale e come tale è stabilito dalla legge”.
Se gli Usa, pertanto, non sceglieranno la via della trasparenza, “questo minerà la fiducia nei servizi digitali, col rischio che gli utenti li abbandoneranno o non li adotteranno”.
Pur dicendosi poco entusiasta all’idea di una ‘localizzazione dei dati’, ossia della necessità di conservare i dati dove questi sono raccolti – perchè così facendo si perderebbero i vantaggi di una rete senza confini – la Kroes ha invitato a non essere ingenui: “Il dibattito su Prism alimenterà di sicuro la richiesta di un cloud europeo, con una serie di possibili conseguenze per le aziende americane”.
E Prism, ha aggiunto, “evidenzia anche un’importante opportunità per le aziende focalizzate sulla privacy: pone l’accento sul fatto che essere forti sul versante della privacy può essere un vantaggio competitivo, una grande mossa commerciale”.
“Voglio che l’Europa sia considerata come il posto più sicuro di internet e che gli imprenditori possano costruire le loro attività su questa base ed è per questo che abbiamo messo in piedi una strategia europea sul cloud e l’abbiamo rafforzata con una strategia sulla cybersicurezza: perchè abbiamo bisogno di regole chiare e trasparenti”.
Preferibilmente, ha aggiunto, “le regole dovrebbero essere globali, ma come minimo vogliamo che le persone abbiano fiducia che i loro dati siano al sicuro in tutta la Ue”.
“Nella Ue – ha concluso – prendiamo la fiducia e la sicurezza molto sul serio, spero che lo facciano anche il Governo e le aziende americane”.