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Quanto riportato dai media di tutto il mondo sul programma di sorveglianza è soltanto la ‘punta dell’iceberg’: ad affermarlo, non è la talpa Edward Snowden, ma la deputata democratica californiana Loretta Sanchez in seguito a un briefing nel corso del quale i legislatori sono stati informati dai funzionari della NSA sul programma PRISM.
Un programma difeso strenuamente dal numero uno dell’agenzia, il generale Keith Alexander che ha sottolineato come Prism abbia consentito di evitare dozzine di attentati, denunciando le rivelazioni di Snowden come “un grande danno” per la sicurezza nazionale.
“Credo che quello che stiamo facendo sia la cosa giusta” ha detto Alexander sottolineando che l’agenzia “difende con grande orgoglio la nazione, le sue libertà civili e la privacy”.
Snowden, che nel frattempo si è reso irreperibile, teme per la sua incolumità e dice di essere consapevole che non sarà mai più al sicuro.
In un’intervista al South China Morning Post, la gola profonda del caso Prism rivela che il Governo americano spia da anni le comunicazioni online che avvengono in Cina e nella stessa Hong Kong. L’intervista, che ancora non ha suscitato reazioni ‘ufficiali’ dalle autorità di Pechino, ha comunque avuto ampio risalto sui media cinesi: la televisione di stato, la Cctv, ha dedicato nel notiziario del mattino un lungo servizio alla vicenda, riferendo fin nei dettagli il contenuto dell’intervista.
Le ‘soffiate’ di Snowden, secondo cui dal 2009, nell’ambito di una campagna globale, gli Usa hanno condotte diverse operazioni di hackeraggio nei confronti di centinaia di obiettivi cinesi, scrive il Global Times, confermano i sospetti che le accuse di cyberspionaggio mosse dagli Usa contro la Cina altro non siano che una ‘foglia di fico’ per nascondere la loro cyberguerra.
“Prima che gli Usa si precipitino a chiudere la bocca di Snowden, la Cina deve pretendere una spiegazione da Washington…Noi non siamo spettatori. Se gli Stati Uniti come superpotenza Internet hanno abusato dei loro poteri, è una questione che tocca direttamente i nostri interessi vitali”, prosegue l’editoriale.
Tao Duanfang, di The Beijing News, definisce le rivelazioni di Snowden “illegali”, ma avverte che la raccolta di dati personali a opera degli Stati Uniti è sta andando “fuori controllo”.
“Probabilmente è solo la punta dell’iceberg. Dal momento che il governo degli Stati Uniti e le agenzie di intelligence rifiutano la trasparenza, come si può garantire che non abbiano trasgredito i nostri confini?” spiega.
Per il South China Morning Post di Hong Kong, “sembra il caso del bue che dà del cornuto all’asino. Washington deve spiegare ai suoi cittadini e al mondo perchè una tale operazione di sorveglianza si sia resa necessaria”.