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Scorporo rete. Catricalà: ‘Operazione da incoraggiare ma non sta al Governo dettare regole di governance’

Italia


Lo scorporo della di accesso di Telecom Italia è “un evento importantissimo che dobbiamo favorire e incoraggiare”, ma non è corretto che il Governo “intervenga a dettare regole di governance” per la nuova società in cui confluirà la rete. E’ quanto ha affermato il vice ministro dello Sviluppo economico con delega alle tlc, Antonio Catricalà, intervenendo al convegno “La qualità dell’accesso a internet da rete fissa in Italia” organizzato dall’Agcom in collaborazione con la Fondazione Ugo Bordoni e ISCOM.

 

Sull’operazione di separazione della rete, di cui stamani Il Corriere della Sera ha anticipato alcuni dettagli, “…si possono fare mille distinguo, pensare quale potrebbe essere l’optimum, ma ora prendiamoci quello che viene dal mercato e incoraggiamolo”, ha affermato Catricalà, sottolineando la necessità di  un quadro regolatorio che “assicuri la certezza degli investimenti, riduca i rischi giuridici ed economici degli investimenti con un ragionevole affidamento sul ritorno degli stessi” e di regole di governance “che assicurino la neutralità della rete e la parità di accesso a tutti gli operatori”.

 

Che la differenza la farà proprio la governance lo ha ribadito anche l’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, secondo cui “…non è necessario rinunciare alla partecipazione azionaria, se c’è una governance attenta ai piani di investimento, alle condizioni di accesso degli operatori, a chi controlla prevedendo magari una vigilanza rafforzata, a contratti di servizio fra la società scorporata e la società madre”.

 

Per questo Telecom Italia, ha spiegato Patuano, ha ipotizzato l’idea di “avere un organo di vigilanza rinforzata come succede già in open access”.

Lo scorporo della rete, ha ribadito, è “…un passaggio epocale” e va fatto “in una logica pro competitiva e pro investimenti” perchè la situazione italiana, “è diversa da quella di altri paesi, bisogna fare molti investimenti e farli rapidamente”.

 

Non è un mistero, ha detto infine, che Telecom sia in discussione con la CDP ed è importante “definire regole di governance nell’ambito di un progetto di politica industriale”, così come richiesto anche dal presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini (Leggi articolo Key4biz).

 

Caustico, sempre sul tema dello scorporo, il commento del presidente di Vodafone Italia, Pietro Guindani secondo cui al momento l’operazione sembra avere più la parvenza “di una riorganizzazione societaria interna”.

“Osserviamo con grande interesse l’annuncio della separazione societaria della rete di Telecom Italia, ma allo stato attuale non sembra sufficiente ed è neutra rispetto all’obiettivo di modificare il contesto competitivo“, ha osservato Guindani, spiegando che l’operazione “può essere un primo passo, ma ne devono seguire altri verso l’effettiva terzietà della rete rispetto agli operatori”. Solo allora, prosegue Guindani, “i consumatori avranno una qualità dell’offerta e un livello dei prezzi che scatenerà la domanda”.

 

Stamani, il Corriere della Sera ha anticipato i contenuti dell’informativa di 8 pagine che il presidente di Telecom Italia Franco Bernabé ha inviato all’Agcom per descrivere la “separazione volontaria da parte di un’impresa verticalmente integrata”.

Secondo il quotidiano, Bernabè avrebbe richiesto un alleggerimento regolatorio: “…Si dovrà tenere conto – scrive – delle garanzie aggiuntive di piena parità di trattamento fornite dall’applicazione del modello di Equivalence of input, garanzie che, a parere dello scrivente, dovrebbero assicurare una concorrenza effettiva e sostenibile e, quindi, il superamento di quei limiti concorrenziali posti alla base di misure asimmetriche”.

 

Il documento – precisa il Corriere della sera – parla solo della cosiddetta ‘fase uno’: “la separazione sic et simpliciter della rete di accesso (Opac) da Telecom senza che cambi la proprietà”.

“Un particolare non secondario – sottolinea il quotidiano – visto che pur con le dovute garanzie sulla parità dei prezzi per TI Service Co e per gli operatori alternativi che operano sul mercato della rete fissa (Vodafone, Wind, Fastweb e Bt), il margine resterebbe in capo allo stesso gruppo”.

“Non a caso – evidenzia ancora il Corriere – nel dossier il gruppo sottolinea che gli attuali accordi interni (i cosiddetti contratti di servizio) tra Open Access e le divisioni commerciali di TI verrebbero sostituiti da “veri e propri contratti” tra società separate, TI Service Co e Opac, del tutto analoghi a quelli che verrebbero sottoscritti tra gli operatori alternativi e la stessa Opac”.

 

“Senza la fase due, con l’ingresso di altre società nel capitale di Opac – in primis la Cdp – resterebbe da sciogliere il nodo dei flussi e dei margini che rischiano di appiattire i vantaggi di un prezzo unico sul mercato. Telecom chiede all’Agcom che anche la sola fase uno (società al 100% TI) venga riconosciuta come “fortemente pro-competitiva” in maniera tale da determinare una significativa attenuazione delle attuali misure regolamentari, finalizzate proprio a prevenire ex ante le conseguenze di queste problematiche”, conclude l’articolo.

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