Italia
“La sorveglianza generalizzata e indiscriminata dei cittadini, ragionevolmente anche europei, al di fuori di qualunque indizio di reato, attraverso i dati di traffico telefonico o di rete, è una cosa molto, molto grave. Ancorchè legata all’obiettivo di contrasto al terrorismo”.
È quanto ha affermato il Garante privacy Antonello Soro nel suo discorso alla Camera per la presentazione della relazione annuale delle attività svolte dall’Autorità.
Un riferimento alle questioni di stretta attualità, allo scandalo Prism, che ha travolto l’amministrazione Obama e coinvolge direttamente i cittadini europei e non solo, le cui attività online sono strettamente monitorate dalla National Security Agency americana con la scusa ‘di combattere il terrorismo’.
Parlare di protezione della privacy nell’era delle comunicazioni digitali, è affare assai impervio: ognuno di noi, quotidianamente, lascia dietro di sé – consapevolmente o meno – innumerevoli ‘tracce’ e molti lo fanno con ingenuità, senza pensare che ognuno di questi pezzi va a comporre un nostro profilo molto più dettagliato di quanto possiamo lontanamente immaginare.
“Se è vero che il rapporto tra sicurezza e privacy rappresenta una cifra non eludibile della nostra modernità, la pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini rischia di mettere in discussione l’essenza stessa del bene che si vuole difendere”, ha affermato Soro, in riferimento alle parole del presidente americano Barack Obama, che nel difendere il programma Prism ha affermato che “non si può avere il 100% di sicurezza e il 100% di privacy e zero inconvenienti. Bisogna fare una scelta come società”.
Soro ha sottolineato che le Autorità europee si apprestano ad avviare un’azione congiunta, perchè – ha affermato – “Conserviamo invece con ostinazione l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali”.
In questo senso, assume anche particolare importanza la revisione in corso della Direttiva europea sulla protezione dei dati, nei confronti della quale si è scatenata una vera e propria azione di lobby dei colossi americani del web (leggi articolo Key4biz).
La Ue non si deve mostrare debole e deve cogliere l’occasione della revisione delle norme in materia di protezione dei dati per “ribadire il ruolo centrale delle proprie regole, superando le notevoli resistenze che provengono da altri Paesi e da grandi corporazioni” ed evitare che queste pressioni sfocino in una revisione al ribasso delle norme poste a tutela della riservatezza.
Nel suo discoro, il Garante ha anche toccato il tema dello sfruttamento commerciale delle identità: in un’era in cui tutto è online – “Internet è diventato ambiente”, fa parte stabilmente delle nostre vite e questo certo ha i suoi vantaggi – “mantenere il controllo dei propri dati può essere impossibile”, ha detto Soro.
“La protezione dei dati si pone allora come garanzia per scongiurare il pericolo che le nuove tecnologie, anche quando capaci di semplificare la vita, diventino strumenti perversi, fondati su un uso spregiudicato dei dati personali che alimenta una vera e propria “economia”, basata sullo sfruttamento commerciale delle informazioni”, ha aggiunto, sottolineando che non può più essere ignorato il potere degli over the top – come Google, Facebook o Amazon – che esercitano la propria attività “in posizione pressoché monopolistica e presso i quali si concentra, indisturbato, l’oceano di informazioni che circolano in Rete”.
Queste società che “trattano da pari con Stati ed organismi sovranazionali” godono tra l’altro di asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi che “non son o più accettabili”, ha affermato ancora il Garante.
È necessario riaffermare il principio che i dati personali, vero carburante dell’economia digitale, di cui sono diventati moneta di scambio, non sono “proprietà di chi li raccoglie” e devono pertanto essere trattati con la massima trasparenza.
Le Autorità garanti, ha affermato infine, continueranno nella loro opera di tutela: un compito quanto mai difficile in un’epoca in cui i cittadini barattano le loro informazioni in cambio della gratuità dei servizi offerti.
Anche da parte degli utenti, quindi, è necessaria una “nuova consapevolezza”, una presa di posizione attiva “nel pretendere e richiedere la tutela dei propri dati e la trasparenza dei trattamenti cui sono sottoposti”.
Per maggiori approfondimenti: