Italia
L’editoria italiana è in crisi, non è un mistero, e gli effetti dell’evoluzione tecnologica sono ulteriormente amplificati dalla congiuntura economica.
Desolante il quadro che viene fuori dal Rapporto FIEG presentato oggi a Roma su ‘La stampa in Italia (2010-2012).
A pesare sulla crisi, secondo gli editori, anche un mercato pubblicitario fortemente sbilanciato in favore delle televisioni; l’insufficienza della tutela dei contenuti editoriali online nei confronti degli operatori internet che non si fanno carico delle spese legate alla produzione dell’informazione. Ma anche, le inefficienze del sistema distributivo, la limitata praticabilità di alternative alla vendita in edicola e la scarsa propensione all’acquisto dei giornali da parte degli italiani.
Il 2012 è il quinto anno consecutivo che si chiude con dati negativi per il settore. Il presidente della FIEG, Giulio Anselmi, ha osservato che “I quotidiani hanno registrato una flessione delle copie vendute del 6,6%, i settimanali del 6,4% e i mensili dell’8,9%. Negli ultimi cinque anni i quotidiani hanno perso oltre il 22% delle copie, più di un milione di persone ha smesso di comprare ogni mattina il proprio giornale“.
Preoccupanti, soprattutto, i dati della pubblicità. Nel 2012 per il mercato pubblicitario è stato il peggior anno degli ultimi 20 anni. Il totale degli investimenti pubblicitari è stato pari a 7,442 miliardi di euro, il 14,3% in meno rispetto all’anno precedente.
Fondamentale per la FIEG rafforzare l’effettività della tutela del diritto d’autore in internet “rispetto ai molteplici fenomeni di sfruttamento parassitario dei contenuti editoriali”. Come? Intanto rafforzando le imprese, la loro economicità e capacità di sviluppare e sperimentare nuove forme di comunicazione multimediale, come si legge nella Lettera aperta al Governo contente le Proposte di intervento.
L’obiettivo è di mantenere un ambiente informativo tendenzialmente “aperto” in assenza di scopo commerciale del riutilizzo dei contenuti editoriali, in una cornice giuridica di regole chiare che garantiscano un livello adeguato di protezione e remunerazione, anche alla luce del nuovo contesto tecnologico.
Sulla relazione tra giornali e web company è intervenuto il Sottosegretario all’Editoria, Giovanni Legnini, per dire che “Il modello francese mi convince molto. Puntiamo a un modello negoziale“.
Legnini ha spiegato che verrà avviato un tavolo con i motori di ricerca per tentare di ottenere un loro contributo per il settore come in Francia. Legnini ha poi precisato che “le risorse vanno recuperate muovendosi nel campo dell’editoria, guardando ai comparti che presentano il segno più”. (Leggi Articolo Key4biz)
La FIEG propone: di vietare l’attività sistematica di riproduzione e di comunicazione di titoli, sottotitoli, occhielli e di ogni altra componente editoriale degli articoli di giornale, fermo restando naturalmente il diritto di citazione e quello di libera riproduzione in assenza di riserva; chiarire che in presenza dichiarazione di riserva la riproduzione e/o l’utilizzazione degli articoli di giornale è consentita solo previo accordo dell’utilizzatore, ovvero delle organizzazioni di categoria degli utilizzatori, a ciò delegate, con il titolare dei diritti, ovvero con le organizzazioni di categoria dei titolari dei diritti, a ciò delegate.
Riguardo al rapporto carta e web, gli editori parlano di “ininterrotto smottamento“, per cui occorre procedere verso un nuovo modello dove la differenza del mezzo è relativa. É la strada dell’integrazione (declinata attraverso le copie elettroniche del mobile, tablet e smartphone, e i siti online), la via della multimedialità. Per percorrerla, dicono gli editori, “bisogna evitare che l’espansione dei nuovi media minacci le fonti tradizionali di informazione e adoperarsi perché si moltiplichino invece le possibilità di accesso alle notizie e all’intrattenimento”.
Questa stagione di passaggio va gestita guardando al futuro, ma tenendo i piedi saldamente piantati per terra. Occorre, quindi, muoversi in due direzioni: mantenere alto l’interesse per la carta stampata, che resta il core business ben conosciuto e sperimentato, e tuttora produce oltre il 90% dei ricavi; investire sugli sviluppi tecnologici e comportamentali legati ai nuovi media.
I primi risultati sono confortanti: i ricavi da editoria online delle imprese editrici di quotidiani sono in costante crescita e nei gruppi di maggiori dimensioni la loro incidenza sul fatturato complessivo ha superato la soglia del 5,5%. Nel gennaio di quest’anno sono partite le rilevazioni della diffusione delle copie digitali di quotidiani e periodici e i primi dati disponibili, riferiti a gennaio, mostrano una vendita di copie digitali già significativa, di oltre 270 mila copie a numero.
Le richieste della FIEG sono quattro: interventi che accompagnino la necessaria trasformazione industriale come il riconoscimento di un credito d’imposta per gli investimenti finalizzati all’innovazione e allo sviluppo nella produzione e nella diffusione di contenuti digitali; misure che favoriscano il ricambio generazionale dei lavoratori; modernizzazione della vendita dei giornali; regole chiare che garantiscano un livello adeguato di protezione e remunerazione dei contenuti editoriali in rete.
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