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Cellulari tutto fare: gli italiani lo usano sempre meno per telefonare. Ecco allora a cosa serve

Italia


Molti utenti, tra il serio e il faceto, se lo saranno domandato: quand’è che il cellulare ci farà anche il caffè? Servono ormai (quasi) a tutto – a visitare il profilo Facebook, a distrarre i bambini al ristorante, a svegliarci la mattina, a guidarci verso le nostre mete grazie al GPS, a scattare le foto delle vacanze – ma chissà se il suo inventore, Martin Cooper, se lo immaginava che a 40 anni dalla prima chiamata mobile il cellulare sarebbe stato usato sempre meno per la sua funzione di base, cioè…telefonare.

Certo, ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nell’aprile del 1973, l’ingegnere Motorola effettuava la prima telefonata da un apparecchio che pesava un chilo e mezzo: oggi, nell’era dei dispositivi tascabili e sempre più intelligenti, gli smartphone sono infatti usati per telefonare solo dal 23,3% degli utenti.

Secondo i risultati di un’indagine del produttore di memorie Kingston Technology sull’uso del cellulare in Italia, il 33,3% degli intervistati si serve del cellulare principalmente per attività ‘social’, il 26,4% lo utilizza per chattare su Whatsapp, e solo il 9,7% si limita all’invio di sms.

 

Non c’è ormai occasione – una fila alla posta, una serata al ristorante, un concerto – in cui non ci si possa rendere conto di quanto questi dispositivi siano ormai una nostra appendice: li personalizziamo con suonerie compatibili coi nostri gusti, con copertine all’ultima moda, con innumerevoli app che dovrebbero aiutarci nelle situazioni più diverse (c’è l’app che conta quanti addominali o km di corsa facciamo, quella che misura il battito cardiaco, quella che ci fornisce consigli su come sopravvivere su un’isola deserta e ancora quella che consente di trovare il titolo delle canzoni trasmesse radio e quella che ci consente di modificare le immagini).

Lo guardiamo all’incirca una volta ogni sei minuti, archiviamo nella sua memoria foto e canzoni, numeri del conto corrente e password. Sale quindi l’ansia di perderlo, come una volta succedeva col portafogli: per il 32,9% degli italiani, rivela l’indagine Kingston, la perdita più scioccante sarebbe quella del proprio smartphone (‘solo’ il 26,3% avrebbe la stessa reazione alla perdita del portafogli).

Altrettanto scioccante la reazione di chi vede il proprio smartphone nelle mani del partner, a caccia di sms o foto compromettenti: anche se il 57,9% dichiara di non aver nulla da nascondere, il 22,4% ammette di non lasciare mai il telefono incustodito per evitare finisca nelle mani ‘sbagliate’; il 10,5% invece, mette al riparo le attività sommerse da occhi indiscreti inserendo un codice d’accesso.

 

Quello che ci riserverà in futuro lo smartphone non è ancora dato saperlo: Motorola, per dirne una, sta lavorando a uno smartphone in grado di interagire con l’ambiente grazie a dei sensori. Ma di sicuro di ‘sorprese’ ce ne saranno ancora. Del resto chi immaginava, appena 5 anni fa, che il telefonino avrebbe sostituito perfino il navigatore satellitare?

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