Unione Europea
Usa un paragone ‘automobilistico’ il Commissario Ue Neelie Kroes per tornare a parlare di neutralità della rete: le strade, dice, sono una rete aperta, permettono di andare dove si vuole, di esplorare, guidare ovunque. Ma le pubbliche vie non sono il regno dell’anarchia: sono regolate da semafori, da limiti di velocità, dal codice della strada. Eppure, dall’altro lato, i legislatori si sono guardati bene da un eccesso di regolamentazione: nessuno ci dice che tipo di macchina possiamo comprare, chi ci possiamo portare o dove guidare. E per quanto aperta sia, la rete stradale non è gratis, qualcuno la paga, che sia con le tasse o coi pedaggi.
Ebbene, il punto – per la Kroes – non è che internet è come la rete stradale, si tratta, infatti, di due cose ben diverse. Il punto è che per ogni rete ‘aperta’, non è sempre facile trovare il giusto equilibrio, stabilire “quanto intervenire con delle regole e quando lasciare che siano le persone a fare le loro scelte”.
L’approccio, pertanto, non può essere “ideologico” perchè prima di tutto è necessario comprendere come funziona quella determinata rete, poi bisogna trovare il modo giusto per preservarne i benefici, proiettarli nel futuro e proteggere gli interessi degli utenti.
Nell’introdurre il suo discorso al Parlamento europeo, la Kroes ha spiegato che quello sulla net neutrality è un dibattito ‘polarizzante’, che vede fronteggiarsi due blocchi di pensiero che faticano a trovare un terreno comune su cui discutere.
Certo, tutti sono d’accordo sul fatto che internet è “un gran posto per esercitare la libertà e goderla, per innovare, attuare nuove idee senza chiedere permesso”, per confrontarsi su ogni argomento, per esplorare e sperimentare.
Ed è proprio per questo che la gente è disposta a pagare per avere connessioni all’altezza delle aspettative.
Ma, come sottolineava il Commissario, qualcuno deve pur pagare perchè questa rete continui a funzionare come si deve, continui a essere aperta e ad amplificare forme di dissenso che altrimenti non avrebbero valvola di sfogo.
Trovare il giusto equilibrio è tra l’altro essenziale, ha spiegato la Kroes, perchè il progetto di ‘mercato unico digitale‘, ancora in via di definizione non nasca su basi fragili, vanificandone la spinta innovativa che da esso potrà scaturire.
Proprio il fatto che internet è rimasto pressoché libero da regole, ha permesso il fiorire di molte nuove idee: dal cloud computing al video-on-demand fino alle università virtuali ed è per questo – ha sottolineato la Kroes – che ogni proposta della Commissione sarà basata sui principi di “concorrenza, innovazione, trasparenza e scelta”.
Non bisogna però scordare che il funzionamento della rete dipende da ingenti investimenti in capo agli operatori telefonici i quali devono contare su un quadro di regole stabile e prevedibile.
I sistemi di gestione del traffico sono già utilizzati da diversi ISP per ragioni legittime e obiettive, ossia evitare la congestione nelle ore di picco, assicurare la qualità del servizio, proteggere gli utenti dallo spam.
“Gli operatori – sottolinea la Kroes – devono rispettare le diverse esigenze degli utenti, di quelli che usano la rete solo per controllare le email e di quelli che stanno connessi H24 per guardare video sul tablet, consumando molta banda, ma per farlo devono essere messi nelle condizioni di innovare per soddisfare questi diversi bisogni”.
Secondo un’analisi sulla net neutrality pubblicata dal BEREC nel 2012, almeno il 20% degli utenti europei sottoscrive contratti che consentono ai provider di limitare servizi quali il VoIP (ad esempio Skype) o i sistemi di file sharing. Allo stesso tempo, l’analisi del BEREC sottolinea che circa il 20% degli operatori di telefonia fissa (praticamente in tutti gli Stati membri della Ue), applicano restrizioni atte a limitare i volumi del peer-to-peer nelle ore di punta, con picchi che in alcuni paesi toccano anche il 95%.
“E’ ovvio – dice la Kroes – che questo ha un impatto sui consumatori, cui non viene garantita la velocità per cui hanno pagato, ma anche sulle startup, che non hanno la certezza che le loro idee possano competere lealmente sul mercato”.
Se, ad esempio, un utente acquista un sistema di videoconferenza, vuole anche una connessione che garantisca di poterlo usare senza problemi e se vuole pagare un extra perchè ciò avvenga nessuna regola Ue dovrebbe impedirlo.
Quello che invece le istituzioni possono fare è pretendere la massima trasparenza da parte di chi offre il servizio: basta, insomma, ai contratti capestro che promettono una velocità che non corrisponde alla realtà: “del resto – spiega – quando si compra una bottiglia di latte non ci aspettiamo di trovarla mezza vuota e la stessa cosa deve essere per una connessione internet da 50 Mb”.
Allo stesso modo, chi voglia farlo, deve essere libero di cambiare operatore senza ostacoli fittizi e chi vuole usare un servizio VoIP o di messaging deve poterlo fare senza limitazioni o blocchi.
Ed è su questi punti che si concentrerà l’azione di Bruxelles che intyende garantire “tutela per ogni europeo, su ogni dispositivo e ogni rete: una garanzia di accesso a un internet pieno e aperto, senza blocchi o strozzature per i servizi concorrenti”.
“Queste sono le proposte che avanzerò al Collegio dei Commissari. Si tratta – ha aggiunto – di offrire le condizioni migliori ai cittadini, far sì che possano contare su offerte più giuste, abbiano maggiore scelta, i servizi migliori sulle reti più veloci punto e basta”.
La strategia Ue, insomma, verterà sulla creazione di nuovi diritti per i cittadini e nuovi obblighi per i fornitori di servizi: “per proteggere i consumatori e la loro libertà di scelta, per mantenere gli incentivi a investire in reti migliori, per salvaguardare internet aperto per tutti i cittadini e mantenerne intatto il ruolo di piattaforma per contenuti ricchi e vivaci, di ‘cuore’ della nostra economia, della nostra società e del nostro Continente connesso”.