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Il gigante giapponese dell’elettronica Panasonic ha annunciato il licenziamento di 5 mila dipendenti in tre anni, nell’ambito di un’ampia strategia di ristrutturazione che dovrebbe portare l’azienda a essere nuovamente competitiva sul mercato. Questa per lo meno è la speranza del presidente Kazuhiko Tsuga.
I tagli sono diretti alle attività collegate all’industria automobilistica, una divisione che dà lavoro attualmente a 111 mila persone (sui circa 294 mila dipendenti del gruppo) e in cui si producono sistemi di navigazione satellitare per l’automobile elettriche, ma anche i semi-conduttori. La società, che ha sede a Osaka, non ha, però, precisato in quali distaccamenti avverranno i licenziamenti.
Panasonic punta a ridurre la manodopera a 105 o 106 mila persone per portare il margine operativo ad almeno il 5% entro il marzo 2016.
Questa drastica ristrutturazione è stata avviata dopo la crisi finanziaria internazionale del 2008-2009, ma anche per via dell’agguerrita concorrenza straniera, in particolare asiatica, sul mercato dei televisori e dei cellulari.
In due anni Panasonic ha tagliato il 20% dei posti di lavoro e i dipendenti sono passati da
366.900 a 293.742, col ricorso a diverse misure quali il prepensionamento o la cessione di attività.
Nell’ultimo anno fiscale, chiuso a marzo 2013, ha registrato una perdita netta di 754,25 miliardi di yen (7 miliardi di euro), pagando a caro prezzo le misure di ristrutturazione avviate. Una perdita netta, tra l’altro, leggermente superiore rispetto all’esercizio precedente.
Il miglioramento degli utili operativi registrati nel 2012-2013 hanno tuttavia spinto il gruppo a sperare di continuare su questa linea, prevedendo un ritorno in positivo per l’anno fiscale in corso che si chiuderà a marzo 2014.
Quest’anno l’azienda pensa, infatti, di poter godere dei risultati delle misure adottate per concentrare le proprie risorse sulle attività più redditizie, riducendo le perdite dei business più deboli.