Competitività, l’Italia continua a perdere colpi e scivola al 44° posto nella classifica mondiale

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Stephane Garelli: ‘La competitività non può migliorare senza l'espansione dell'economia, e ora l'Italia deve concentrarsi su un piano di crescita volto a ridare fiducia a imprese e consumatori’.

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L’Italia scende al 44° posto nella classifica 2013 della competitività internazionale, perdendo quattro posizioni rispetto allo scorso anno e cinque rispetto al 1997. IMD, business school con sede in Svizzera, ha annunciato oggi la classifica della competitività mondiale, giunta al suo 25° anniversario: gli Stati Uniti hanno riconquistato il primo posto grazie ad un rimbalzo del settore finanziario, l’abbondanza di innovazione tecnologica e di aziende di successo. Al secondo posto la Svizzera e al terzo Hong Kong, prima l’anno scorso. Cina (21) e Giappone (24) sono in crescita.

 

Riguardo al declino dell’Italia, Stephane Garelli, direttore della IMD World Competitiveness Center, ha spiegato che “Il programma di austerità, anche se necessario per ridurre la spesa pubblica e quindi la pressione fiscale, gela i consumi e aumenta la disoccupazione a livelli inquietanti. L’Italia, per mettere a punto il suo programma di riduzione dei costi, ha bisogno di semplificare il contesto normativo e ridurre i costi amministrativi. La competitività non può migliorare senza l’espansione dell’economia, e ora l’Italia deve concentrarsi su un piano di crescita volto a rilanciare la fiducia sia delle imprese che dei consumatori”.

 

In Europa, le nazioni più competitive sono Svizzera (2), Svezia (4) e Germania (9), il cui successo si basa sulla produzione orientata alle esportazioni, le economie diversificate, le piccole e medie imprese (PMI) e la disciplina fiscale. Come l’anno scorso, il resto d’Europa è fortemente vincolato da programmi di austerità che stanno ritardando il recupero e mettendo in discussione la tempestività delle misure proposte. L’Europa ha perso terreno e rappresenta più della metà dei “perdenti” dal 1997. Il Regno Unito e la Francia, in particolare, stanno perdendo la loro posizione dominante e l’influenza competitiva, mentre Paesi Bassi, Lussemburgo e Finlandia devono adeguare i propri modelli di competitività a un ambiente che cambia.

 

“L’Europa – si legge nel Rapporto – ha perso terreno e rappresenta più della metà dei “perdenti” dal 1997. Il Regno Unito e la Francia, in particolare, stanno perdendo la loro posizione dominante e influenza competitiva, mentre Paesi Bassi, Lussemburgo e Finlandia devono adeguare i propri modelli di competitività ad un ambiente che cambia”.

 

Secondo Garelli le regole per restare competitivi sono semplici: “Produzione, diversificazione, esportazione, investimenti in infrastrutture, formazione, supporto delle piccole e medie imprese, rispetto della disciplina di bilancio e, soprattutto, mantenimento della coesione sociale”. (R.N.)

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