Stati Uniti
Il tema della sicurezza nazionale entra nella battaglia per il controllo del terzo operatore mobile americano – Sprint – che vede opposti da un lato la Tv satellitare Dish e dall’altro il gruppo giapponese Softbank.
Quest’ultimo ha presentato un’offerta da 20,1 miliardi di dollari per il 70% dell’operatore, Dish ha rilanciato con un’offerta da 25,5 miliardi con l’obiettivo di fondersi con Sprint, conservando il 68% della nuova unità e mettendo sul mercato il restante.
Ieri, il responsabile degli affari legali di Dish, Stanton Dodge, ha evocato in un comunicato “i seri rischi per la sicurezza nazionale” che si porrebbero nell’eventualità che Softbank acquistasse Sprint e i suoi asset strategici.
Sprint, ricorda Dodge, “ha una rete in fibra ottica di importanza cruciale e diversi contratti per la fornitura di servizi di telecomunicazione al governo e alle forze dell’ordine”.
Sprint ha 35 miliardi di ricavi e 55 milioni di clienti. La Tv satellitare, che fattura 14,5 miliardi di dollari, potrebbe offrire – grazie agli asset dell’operatore – servizi combinati di video, Internet e telefonia.
Finora, il board di Sprint ha continuato a raccomandare l’offerta di Softbank ai suoi azionisti, chiamati a votare l’accordo il prossimo 12 giugno.
Ma un eventuale accordo dovrà comunque passare al vaglio delle autorità. A gennaio, il Dipartimento di Giustizia ha chiesto al regolatore di non affrettarsi a pronunciarsi sull’operazione, volendo prima “verificare la sussistenza di eventuali problemi di sicurezza nazionale, di applicazione della legge e di sicurezza pubblica”, insieme all’FBI e al Dipartimento di sicurezza nazionale.
Si tratta di una procedura di routine in caso di investimenti di società straniere in settori strategici, ma Softbank non intende lasciare niente al caso: da quanto risulta dai documenti presentati da Sprint alla SEC per riassumere il progetto di accordo, il gruppo giapponese intende sottoporre all’approvazione del Governo il responsabile della sicurezza, così da placare i timori riguardo i pericoli per la sicurezza nazionale.
Secondo il Wall Street Journal, il Governo Usa vorrebbe inoltre avere voce in capitolo sugli acquisti di apparecchiature di rete e imporre all’operatore di non utilizzare sistemi di produzione cinese. Un’ingerenza ‘inusuale’, secondo il quotidiano economico, negli affari di un’azienda privata.
Le preoccupazioni di Washington sarebbero giustificate dall’escalation di cyberattacchi alle reti informatiche di agenzie e aziende strategiche: attacchi che sembrerebbero di matrice cinese.
Sprint e Softbank, del resto, hanno già acconsentito a non usare gli impianti di Huawei e hanno anche assicurato che sostituiranno le tecnologie del vendor cinese nella rete dati di Clearwire, che Sprint sta per acquisire (Leggi articolo Key4biz).
Quest’ultima operazione ha appena ottenuto il via libera dal cda di Clearwire, dopo che Sprint ha ritoccato al rialzo l’offerta, da 2,97 a 3,40 dollari per azione per un montante di 10,7 miliardi di dollari.