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Rapporto #ISTAT. Italia al tracollo: le famiglie non comprano e le aziende non investono perché non hanno accesso al credito

Italia


“L’andamento marcatamente negativo del ciclo economico italiano per il 2012 è stato guidato dalla caduta della domanda interna. L’occupazione ha risentito del peggioramento dell’economia soprattutto nella parte finale dell’anno e nei primi mesi del 2013”.

E’ quanto rileva l’ultimo Rapporto annuale ISTAT sulla situazione del Paese. La flessione degli occupati si è concentrata, ancora una volta, tra i più giovani. Il tasso di disoccupazione, al 9,6% a gennaio 2012, ha toccato l’11,5% a marzo di quest’anno.

Cresce ancora e in misura significativa – di ben sei punti percentuali – il tasso di disoccupazione giovanile.

 

Un quadro che non agita il Ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che twitta: “Il rapporto 2013 ISTAT quantifica una situazione nota nelle linee qualitative e conferma la linea del governo su sviluppo e occupazione” (Leggi Articolo Key4biz).

Una linea, quella di Enrico Letta sulla disoccupazione giovanile, che su Twitter ha registrato l’apprezzamento del presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, che sottolineava la buona intesa col premier italiano su questi temi, apprezzandone l’europeismo: “Good understanding on youth unemployment with @enricoletta at #EUCO, when I listen to him I’m optimistic that true pro-Europeans exist”.

 

Ricordiamo che Letta è volato a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo su fisco ed energia (Leggi Articolo Key4biz) e proprio lì, in conferenza stampa ha commentato: “Il Consiglio Ue si e chiuso con un buon accordo su energia e lotta all’evasione fiscale”.

“Sono molto soddisfatto – ha aggiunto il premier italiano – perché Van Rompuy ha accettato la nostra proposta, nel prossimo Consiglio Europeo, a giugno, quello della disoccupazione giovanile sarà un tema chiave. E’ un ottimo inizio. Per noi è una questione cruciale”.

Il quadro economico dell’Italia era prevedibile, come giustamente osserva il Ministro Zanonato. Resta, però, la drammaticità di una situazione di crisi economica che ha tagliato i consumi dell’Italia, la più forte riduzione dagli anni ’90.

 

“La significativa diminuzione del reddito disponibile delle famiglie – osserva l’ISTAT – si è riflessa in un forte calo della spesa per consumi – molto superiore a quella della crisi del 2008-2009 – e in un’ulteriore diminuzione della propensione al risparmio, che raggiunge il suo minimo storico”.

 

Alle sopravvenute difficoltà economiche, le famiglie hanno risposto riducendo la quantità o qualità dei prodotti acquistati, preferendo centri di distribuzione a più basso costo.

 

La caduta della domanda interna non è da imputare solo ai consumi ma si è estesa anche alla componente degli investimenti, che hanno risentito delle difficili condizioni di finanziamento. Dalle valutazioni delle imprese, emerge a partire dalla fine del 2011 un generale e persistente inasprimento delle condizioni di accesso al credito.

A partire dal 2011 la domanda estera ha ripreso, dopo molti anni, il ruolo di principale motore della crescita ed in questo momento è l’unica componente che sta attenuando la profondità della recessione.

 

L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è sceso al 3%, grazie a un consistente avanzo primario; stante la debolezza dell’economia, l’incidenza del debito sul Pil è comunque aumentata, arrivando al 127%. 

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