Italia
La banda larga e i servizi collegati – che siano destinati ai cittadini, alle imprese o alla pubblica amministrazione – sono un volano per l’economia, essenziale per rilanciare un Paese più che mai in affanno e che ha registrato – un record assoluto – il settimo trimestre di fila di calo del PIL.
Serve pertanto un “larghissimo consenso attorno all’Agenda digitale” che è sì un “prerequisito per la crescita ma anche un fattore importante per la crescita”.
Lo ha affermato il viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Caricalà intervenendo alla trasmissione radiofonica, ‘Radio Anch’Io’, in cui ha ricordato che l’Italia è in forte ritardo rispetto alle altre economie avanzate in quanto a diffusione della banda larga.
“Un ritardo – ha detto Catricalà – che è un handicap ma anche una grande opportunità, perchè risalire in questa graduatoria significa creare tantissimi posti di lavoro in diversi settori”.
In particolare, ha stimato il viceministro, “il digitale è in grado di creare più di 200 mila posti di lavoro”.
Catricalà ha quindi citato un recente studio della Banca Mondiale secondo cui un aumento del 10% nella penetrazione della banda larga può portare un incremento di 1,2 punti di PIL.
“Sono cifre importantissime”, che non si possono ignorare in un momento in cui si insegue una ripresa che sembra quasi una chimera per il nostro Paese.
Il settore delle tlc, in particolare, “è un settore importantissimo che vale il 3,7% del PIL ed è in grado di trainare molti altri settori”, ha ricordato ancora Catricalà, aggiungendo quindi che tutto l’indotto che ruota attorno al digitale, “fornitori di reti e piattaforme, di strumenti per usare le frequenze, fornitori di contenuti – non solo la tv tradizionale ma anche internet – e produttori di nuovi servizi e gli stessi servizi a favore di cittadini, imprese e PA, danno lavoro”.
Catricalà ha spiegato quindi di essere in attesa della delega per poter riferire in Parlamento su questi temi.
“Credo che quanto prima ci saranno conferite e ritengo che su questi temi avremo larghissimo consenso da parte di tutti e dobbiamo cercarlo”.
Basti pensare, ha aggiunto, che “la mancata dematerializzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione costa alle imprese 15 miliardi, se rispondiamo a questo problema otterremo risparmi per le imprese pari al 3% del PIL”.
Riportare l’attenzione sul potenziamento della banda larga è dunque una priorità per rilanciare l’economia e dare fiato alle imprese e all’occupazione.
Il governo, ha precisato Catricalà all’inizio del suo intervento, “…c’è e da risposte ai problemi più drammatici del paese e per rilanciare l’economia”. Bisogna pertanto “continuare l’opera di semplificazione avviata dal precedente governo, ma bisogna anche passare ai fatti”, facendo in modo che nessuno venga escluso.
“E’ necessario – ha affermato – che giovani e anziani possano aprire un’impresa, che chiunque possa aspirare a trovare un posto di lavoro ben retribuito”.
L’intervento di Catricalà riaccende quindi i riflettori sull’Agenda digitale italiana, definita da un insieme di norme introdotte dai decreti-legge n.83 e n.179 del 2012, ma ancora impantanata nell’iter dei decreti attuativi.
Massima intesa, quindi, col ministro Flavio Zanonato, che nei giorni scorsi, rispondendo a un’interrogazione di Antonio Palmieri (PDL) ha sottolineato che l’importanza che l’Agenda “…faccia riferimento ad un unico soggetto, ad un unico Ministero, perché in una situazione in cui esistono le competenze incrociate è inevitabile che si sovrappongano competenze e una serie di procedure, con il rischio anche di grossi ritardi” (Leggi articolo Key4biz).
Sempre il ministro Zanonato aveva sottolineato che quello della banda larga “è un tema importantissimo, uno dei grandi fattori di sviluppo. E’ come quando all’inizio del ‘900 sono arrivati i telefoni nelle città”.