Francia
Il Rapporto Lescure, consegnato ieri al presidente Hollande, ha aperto un ampio fronte di discussione perché pone un aspetto centrale che interessa non solo la Francia, ma tutti i Paesi europei, quello del finanziamento della cultura nell’era d’internet (Leggi Articolo Key4biz).
Il tradizionale sistema è stato messo in discussione da quando anche le web company, come Google, Amazon, Apple o Netflix, sono entrate nell’ecosistema distribuendo contenuti. Questo ha evidenziato la necessità di un nuovo approccio davanti alla crisi di un mercato sempre più minacciato non solo dalla concorrenza ‘aggressiva’ degli OTT ma anche dalla pirateria online.
Da qui la soluzione proposta dalla Commissione presieduta da Pierre Lescure, ovvero tassare i dispositivi mobili che vengono prodotti maggiormente dalle società americane e asiatiche.
“L’era digitale ha prodotto valore a svantaggio dei creatori e a vantaggio dei produttori, degli aggregatori o delle piattaforme“, ha spiegato il Ministro della Comunicazione Aurélie Filippetti.
“Le nostre proposte – ha commentato Lescure – rispondono a due obiettivi: garantire la remunerazione dei creatori e rafforzare la partecipazione dei player digitali al finanziamento”.
“Al momento – ha spiegato Lescure – esiste già una tassa su smartphone e tablet per la copia privata”.
Applicata a tutti i supporti che permettono registrazioni (Cd e Dvd vergini e chiavette USB), questa sorta di compenso apporta circa 200 milioni di euro l’anno. Ma, con la diffusione di nuove modalità di consumo dei beni culturali, rischia di perdere la sua efficacia: le copie su supporto fisico sono sempre meno numerose e la tendenza è piuttosto quella di accedere a questi prodotti in streaming, senza scaricarli.
“Se manteniamo l’attuale meccanismo – ha indicato Lescure – le entrate si abbasseranno drasticamente nei prossimi 3-5 anni”.
L’idea è, quindi, di andare più lontano. “Nel medio termine, si potrebbe senza dubbio riflettere sull’estensione della misura anche alle Tv connesse”.
“Si tratta – ha detto Lescure – di una tassa molto piccola, che non produrrebbe effetti sui consumatori, che però ha come scopo di preparare l’industria al futuro”.
Il Rapporto considera, per esempio, il caso di un’imposta pari all’1%, che apporterebbe 86 milioni di euro. “Nel medio termine, si potrebbe aumentare (3-4%), assicurando un rendimento che consentirebbe di compensare i danni causati dalla copia privata (180 milioni di euro nel 2012) e avviare margini di manovra per il finanziamento di azioni a sostegno della transizione digitale dell’industria culturale“.
L’altra misura fiscale proposta dal Rapporto – aumento della tassa sulla distribuzione di servizi televisivi, pagata dagli operatorio tlc – è al vaglio del governo ma è sospesa per via di un contenzioso europeo che dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane.
“La tassa attuale non è soddisfacente perché è facilmente aggirabile. Ma è necessario che Bruxelles ci autorizzi ad ampliarne la base”.
E alla Ue potrebbero arrivare anche altre questioni come la tassa sulle piattaforme di servizi video on-demand rivolti al pubblico francese, misura che riguarda in particolare iTunes, la cui sede europea si trova nel Lussemburgo.
Il Rapporto ha già prodotto divisioni all’interno del governo, ma i professionisti del settore si ritengono soddisfatti. Per la Società degli autori e compositori SACD rappresenta “una base solida e ambiziosa“. Solo il sindacato SNEP (editori fonografici) ha espresso qualche perplessità e ha parlato di misure che “ipotecano il futuro della produzione musicale in Francia”.