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Sale l’attesa per il cda di domani in cui il board di Telecom Italia – oltre all’esame dei conti trimestrali – affronterà i nodi della possibile societarizzazione della rete d’accesso e dell’integrazione con 3 Italia.
Alla vigilia di questo importante consiglio, il titolo del gruppo ha aperto oggi in rialzo, segnando un +1,5% a 0,64 euro.
L’esito del cda, tuttavia, sembra tutt’altro che scontato: se ieri, l’ad della Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, ha ribadito l’interesse dell’ente per la rete – pur sottolineando ancora una volta che deve essere la società a fare la prima mossa – il comitato ristretto chiamato dal board a valutare la fattibilità di una fusione con 3 potrebbe non presentare alcuna proposta concreta domani, mantenendosi su una posizione, per così dire, diplomatica.
Caldeggiare l’integrazione tra i due gruppi, spiega Il Messaggero, potrebbe voler dire incrinare i rapporti con Telefonica: Julio Linares, Ceo dell’operatore spagnolo e membro del comitato che ha affiancato Franco Bernabè nella valutazione dell’operazione, avrebbe infatti espresso dei timori riguardo il controllo della rete mobile, un asset fondamentale per la società anche in vista dello spin-off della rete di accesso.
Quest’ultimo sarà l’altro ‘tema caldo’ al centro del cda di domani: diverse le ipotesi circolate nei giorni scorsi, tra cui la possibilità di cedere una quota del 15-20% dell’infrastruttura alla CDP e di collocare in Borsa il 30-40% del capitale della newco in cui andrebbe a confluire la rete di accesso (quella parte che dalle cabine arriva nelle case).
Su entrambi i dossier pesano sia nodi regolamentari che economici: innanzitutto, per quanto riguarda la rete, dovrà essere l’Agcom, una volta avviato il processo di societarizzazione, sia a definire le regole per la realizzazione della newco sia, eventualmente, a ridefinire gli obblighi in capo a Telecom Italia una volta ceduta l’infrastruttura.
Quanto all’integrazione con 3, resta da calcolare l’entità delle potenziali sinergie generate dalla fusione: secondo Goldman (consulente di Hutchison Whampoa) si attesterebbero a oltre 1 miliardo, mentre per i consulenti di Telecom Italia (Rothschild e Cmc Capital) sarebbero meno di 500 milioni.
Riguardo ai conti, gli analisti attendono ricavi in calo dell’8% a 6,8 miliardi ed Ebitda in flessione del 9% a 2,7 miliardi.
Ieri, intanto, sono stati pubblicati i risultati trimestrali di Telecom Italia Media, che ha chiuso il primo trimestre con una perdita netta di 123,8 milioni (contro un rosso di 15,7 milioni nello stesso periodo del 2012) che include un valore di ‘discontinued operations’, legato alla vendita de La 7 a Cairo, per 122,1 milioni.
I ricavi si sono attestati a 24,5 milioni di euro (-3,1 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2012) e l’Ebitda è stato di 5,2 milioni di euro (-3,2 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2012).
L’indebitamento finanziario netto è calato di 70,5 milioni di euro rispetto a fine 2012 attestandosi a 189,6 milioni di euro.
“Su tale andamento – spiega il gruppo in una nota – hanno pesato principalmente il perdurare della crisi economica che ha colpito il mercato pubblicitario televisivo nazionale (-16,1% gennaio-febbraio 2013, fonte Nielsen) e quindi anche la raccolta pubblicitaria di MTV che ha registrato un -16,4% nel trimestre, e l’azzeramento di alcune attività di MTV (Playmaker e la realizzazione dei canali Kids ed Entertainment per Viacom)”.
Telecom Italia ha inoltre deciso di mettere in vendita la sede di via Gaetano Negri di Milano, di circa 13.000 mq lordi, invitando a manifestare interesse entro i prossimi 15 giorni.