Europa
La richiesta di applicazione di un decreto ingiuntivo nei confronti di Apple in Germania per violazione di brevetto rappresenta un abuso di posizione dominante da parte di Motorola Mobility. È questa la conclusione cui è giunto l’Antitrust europeo, che ha aperto un’indagine ad aprile dello scorso anno sulle richieste avanzate dalla controllata Google nei confronti della rivale californiana.
Anche se il ricorso a un decreto ingiuntivo è un possibile rimedio nei casi di violazione di brevetto, configura un abuso di posizione dominante se riguarda brevetti cosiddetti ‘standard-essential’ (SEP), che dovrebbero essere concessi sulla base di termini ‘Equi, Ragionevoli e non discriminatori’ (FRAND).
Nel caso specifico, la Commissione ritiene che chi detiene brevetti essenziali non possa ricorrere a ingiunzioni – che generalmente implicano il divieto di vendita dei prodotti che utilizzano la tecnologia al centro del contendere – per distorcere i negoziati e imporre condizioni di licenza ingiustificate.
Tali abusi finiscono infatti per danneggiare i consumatori.
Per il Commissario Antitrust Joaquín Almunia, “la protezione della proprietà intellettuale è fondamentale per la crescita e l’innovazione, ma altrettanto fondamentale è la concorrenza. Ritengo – ha aggiunto – che le aziende dovrebbero innovare e competere in base ai meriti dei prodotti che offrono, non abusando dei loro diritti di proprietà intellettuale per ostacolare i concorrenti a scapito dell’innovazione e della scelta dei consumatori”.
Oggetto del contendere, nel caso specifico, due brevetti che tutelano la medesima tecnologia – relativa alla possibilità di navigare in internet dal cellulare attraverso gli standard Gprs e Umts – ma in luoghi diversi (Usa e Europa).
Il chip che abilita questa funzione – brevettata da Motorola – è prodotto da Qualcomm, che l’ha quindi concessa in licenza anche a terze parti, tra cui Apple, secondo cui la percentuale richiesta da Motorola – il 2,25% dei ricavi legati all’iPhone – è spropositata.
Se applicata alle vendite 2011 sarebbe costata a Apple qualcosa come 1 miliardo di dollari solo in royalties.
Nei giorni scorsi, tra l’altro, anche un giudice Usa ha dato ragione a Microsoft ritenendo che le richieste economiche del gruppo che fa capo a Google sono sproporzionate.
Il giudice distrettuale di Seattle James Robart, ha riconosciuto la necessità che Microsoft debba pagare per usare i brevetti in questione (Wi-Fi 802.11 e H.264), ma la royalty è stata fissata in pochi centesimi per unità (0,555 centesimi per i brevetti video e 3,5 centesimi per il brevetto 802.11 usato nella Xbox), non al 2,25% del prezzo di vendita dei device (smartphone, Pc, console) in cui vengono inseriti, come chiesto invece da Motorola.
In sostanza, per un laptop da 1.000 dollari, Motorola pretendeva da Microsoft il pagamento di 22,50 dollari: una richiesta non certo ragionevole e che ha spinto Microsoft, ed anche Apple, a presentare una denuncia formale anche presso la Commissione europea (Leggi articolo Key4biz).
Se, dopo che le parti avranno esercitato il loro diritto alla difesa, la commissione riterrà che ci sono prove sufficienti di violazione delle norme antitrust, potrà imporre a Motorola una multa pari al 10% dei suo fatturato annuo.