Italia
Quello della banda larga “è un tema importantissimo, uno dei grandi fattori di sviluppo. E’ come quando all’inizio del ‘900 sono arrivati i telefoni nelle città”. Queste le parole del neo ministro allo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che intervenendo in un videoforum al Mattino di Padova ha spiegato che “…non avere la banda larga o averla a chiazze è un problema molto grosso per il nostro paese”.
Al suo predecessore, Corrado Passera, Zanonato afferma di aver chiesto innanzitutto un ‘dossier’ delle iniziative partite sulla banda larga e sul Wi-Fi: “Cercheremo di capire se è possibile snellire le procedure burocratiche di accesso. Il Wi-Fi è un pezzo, l’insieme si chiama banda larga. È una questione di cui mi occuperò personalmente”, ha affermato.
Ma quel che è certo è che dal suo predecessore, il neoministro riceve in eredità anche diverse questioni scottanti, prima fra tutti il ritardo nell’attuazione dell’Agenda digitale su cui è necessario imporre una forte accelerazione: i decreti in attesa sono circa una ventina e vanno da quello che riguarda la possibilità di digitalizzare certificati di nascita e morte, all’anagrafe unica, domicilio digitale, le facilitazioni per i nuovi scavi per la fibra, gli incentivi fiscali alle start up, fino all’obbligo per la Pa di accettare i pagamenti elettronici e gli open data.
Tutte questioni di primaria importanza per far ripartire il paese, come ha sottolineato di recente il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, secondo cui “l’attuazione dell’agenda può avere un impatto paragonabile a una vera manovra di politica economica ma ha bisogno di una rapida approvazione dei decreti attuativi e soprattutto di un forte commitment politico”.
Al momento, come ha sottolineato stamani dalle pagine di Affari e Finanza il capo del dipartimento delle Comunicazioni Roberto Sambuco, le sorti dell’Agenda dipendono però dai singoli ministeri di competenza non essendo ancora operativa l’Agenzia per l’Italia digitale, che era stata pensata sul modello della DG Connect europea che riunisce in un’unica entità tutte le leve per dirigere lo sviluppo del settore. E’ necessario, pertanto, secondo Sambuco, “riunire tutte le competenze di agenda digitale sotto un’unica responsabilità ministeriale. Per il Dipartimento per le Comunicazioni lo snodo fondamentale è l’identità digitale. Che non è solo l’anagrafe unica, ma la creazione di un vero e proprio ‘hub del cittadino’, ossia il sistema per far convergere tutti i dati e le informazioni di ognuno su un’unica piattaforma. E’ il passaggio cruciale per il definitivo sviluppo dell’eGov in Italia”.
Il tutto mentre resta ancora da assegnare l’importante delega alle comunicazioni: un nodo non facile da sciogliere, col Pdl che punta su Antonio Catricalà – viceministro allo sviluppo economico insieme a Carlo Calende e già Presidente dell’Autorità per la concorrenza ed il mercato, nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri – mentre i democratici punterebbero sul sottosegretario Claudio de Vincenti.
A chiunque andrà questa delega, in ballo c’è anche lo scorporo della rete Telecom, tema sul quale ieri si è consumato un piccolo ‘giallo’: un’agenzia di stampa ha infatti ribattuto una presunta dichiarazione di Zanonato, secondo cui Telecom “potrebbe tornare ad essere pubblica”. Salvo poi ritrasmettere successivamente il lancio cassando questa frase e confermando solo la dichiarazione sull’incontro tra il neoministro e il presidente esecutivo Franco Bernabè. Incontro durante il quale “abbiamo avviato un dialogo sull’argomento”, ha affermato Zanonato.
Sullo scorporo della rete – di cui certamente si parlerà mercoledì al prossimo Cda di Telecom Italia – è intervenuto oggi l’ad della Cassa Depositi e Prestiti Giovanni Gorno Tempini, che ha ribadito l’interesse della CDP all’operazione, pur sottolineando che la decisione finale spetta sempre all’azienda.