Banda ultra larga, a rischio 10 mld d’investimenti

di Raffaella Natale |

Manca ancora il Regolamento attuativo sugli scavi e ANAS e ANCI si oppongono alle mini-trincee.

Italia


Fibra ottica

Lo sviluppo della fibra ottica in Italia ha trovato un grosso ostacolo, l’Anas. Dall’entrata in vigore del Decreto Crescita 2.0, manca ancora il Regolamento sugli scavi per la posa dei cavi. La denuncia arriva da Assotelecomunicazioni-Asstel, l’associazione confindustriale delle imprese della filiera delle Tlc.

In una nota il presidente, Cesare Avenia, afferma che “E’ del tutto inaccettabile che il più importante ciclo d’investimenti sulla modernizzazione del Paese, qual è quello a cui stanno dando vita gli operatori di Tlc per realizzare le nuove reti a banda larga e ultra larga, dell’ordine tra gli 8 e i 10 miliardi di euro, possa essere messo a rischio da un semplice regolamento sugli scavi stradali“.

 

Avenia parla dell’assurdità di una vicenda che da quasi quattro mesi sta di fatto bloccando l’emanazione del Regolamento attuativo dell’art.14 della legge Crescita 2.0 destinato a semplificare e innovare l’iter burocratico e costruttivo delle nuove reti in fibra ottica.

 

L’ultimo stop alla bozza predisposta dal Ministero dello Sviluppo è arrivato dal Ministero dei Trasporti, determinato soprattutto dall’opposizione dell’Anas alle mini-trincee di scavo, a cui si sono aggiunti i timori dei Comuni, espressi recentemente dall’Anci, che chiedono la condivisione preventiva del Regolamento.

 

Purtroppo – sottolinea Avenia – sta prevalendo la logica di conservazione di proprie prerogative e situazioni di vantaggio invece dell’interesse generale, che oggi s’identifica con l’urgenza di dotare il Paese d’infrastrutture di telecomunicazioni innovative, rispettando gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. Nessun operatore pensa di dover dar luogo a una giungla di scavi senza controllo, ma anzi il regolamento nasce dall’esigenza di facilitare la rapida posa in opera della nuova rete, secondo le modalità meno invasive, a minor impatto ambientale e meno onerose, come avviene appunto con le mini-trincee. Questa dovrebbe essere la principale preoccupazione delle istituzioni coinvolte, non quella di porre paletti”.

 

“Se lo sviluppo delle reti Tlc è l’asset strategico su cui innescare anche in Italia, come sta avvenendo nei principali paesi, una nuova fase di crescita dell’economia – ha concluso il presidente di Asstel – allora va fatta una scelta di fondo rispetto alla quale vanno calibrare il peso delle diverse istanze. E in questo caso l’obiettivo, per tutti, non può che essere quello di emanare una norma agile, semplice, che stabilisca tempi dei permessi certi e standard tecnici e autorizzativi valevoli per tutto il territorio nazionale”.

 

Spetterà adesso al Governo di Enrico Letta agire. In particolar modo al Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e a quello alle Infrastrutture e ai Trasporti Maurizio Lupi. Una cosa è certa, ieri il premier nel suo discorso alle Camere ha annunciato un piano pluriennale per investire nell’hi-tech e nella green economy (Leggi Articolo Key4biz), ma serve adottare con urgenza i decreti attuativi mancanti per la realizzazione dell’Agenda digitale che con fatica il Ministro uscente Corrado Passera era riuscito a fare approvare.

L’Italia, così come l’Europa, attende di vedere i programmi concreti e fattivi per la digitalizzazione del nostro Paese e per il superamento del gap tecnologico che ci separa dagli altri Paesi europei. Il problema posto da Avenia è, purtroppo, uno dei tanti, ma indicativo della lentezza, per via dei troppi intoppi burocratici, con cui si sta procedendo.

In questo servirà la mano del neo Ministro Giampiero D’Alia, PA e Semplificazione, per snellire veramente le procedure. L’industria attende da troppo tempo, è ora di mettersi al lavoro.

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