Italia
“Quella del presidente Napolitano è stata – lo sappiamo – una ‘scelta eccezionale’. Eccezionale perché tale è il momento che l’Italia e l’Europa si trovano a vivere oggi”. E’ con queste parole che il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha cominciato il proprio discorso alla Camera dei Deputati, per illustrare le linee programmatiche del Governo e chiedere la fiducia al parlamento.
“Avverto, fortissimi in questo momento la consapevolezza dei miei limiti e il peso della mia personale responsabilità, ma impegnandomi a fare di tutto affinché le mie spalle siano larghe e solide al punto da reggere (…) la fiducia del Parlamento”.
Letta non ha nascosto che la situazione economica dell’Italia è ancora grave, riferendosi a un debito pubblico che “rischia di schiacciare per sempre le prospettive economiche del Paese“. Ma per ripartire, ha indicato, serve l’appoggio di tutta l’Europa. “Il destino di tutto il continente è strettamente legato. Non ci possono essere vincitori e vinti se l’Europa fallisce questa prova”.
Ha parlato di crescita e di giovani, sottolineando che “Tanti cittadini e troppe famiglie sono in preda alla disperazione e allo scoramento. Pensiamo alla vulnerabilità individuale che nel disagio e nel vuoto di speranze rischia, di tramutarsi in rabbia e in conflitto, come ci ricorda lo sconcertante fatto avvenuto ieri stesso dinanzi a Palazzo Chigi”.
“Basta coi debiti – ha detto Letta – che troppe volte il nostro Paese ha scaricato sulle spalle e la vita delle generazioni successive”.
E ha quindi annunciato una riforma per dare ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti.
Letta ha citato le parole di Papa Francesco rivolte ai giovani, “scommettete su cose grandi”. “Noi abbiamo gli strumenti per aiutarli”, ha osservato il presidente del Consiglio, aggiungendo “Chiediamoci quanti bambini non nascono ogni anno, in Italia, per la precarietà che limita le scelte delle famiglie giovani. Non è solo demografia, è una ferita morale. Perché non devono esistere generazioni perdute, perché solo i giovani possono ricostruire questo Paese (…) Rinunciare a investire su di loro è un suicidio economico“.
Ha quindi dichiarato che verranno dati aiuti alle imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato, con defiscalizzazioni o con sostegni ai lavoratori con bassi salari, condizionati all’occupazione, in una politica generale di riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale, percorrendo la strada europea tracciata dal programma Youth guarantee, per garantire effettivi sbocchi occupazionali.
Come? Intanto investendo nell’istruzione, per ridurre il ritardo rispetto all’Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica, e in ricerca e sviluppo.
“Per questo intendiamo lanciare un grande piano pluriennale per l’innovazione e la ricerca, finanziato tramite project bonds. La ricerca italiana può e deve rinascere nei nuovi settori di sviluppo, come ad esempio l’agenda digitale, lo sviluppo verde, le nanotecnologie, l’aerospaziale, il biomedicale”.
Si tratta di fare una politica industriale moderna, ha indicato Letta, che valorizzi i grandi attori ma anche e soprattutto le PMI che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo italiano. Oltre all’alta tecnologia bisogna investire su ambiente ed energia.
Indicando anche che “La burocrazia non deve opprimere la voglia creativa degli italiani ed è per questo che bisognerà rivedere l’intero sistema delle autorizzazioni. Bisogna snellire le procedure e avere fiducia in chi ha voglia di investire, creare, offrire posti di lavoro“.
L’Italia e il made in Italy sono le nostre migliori ricchezze, ha quindi evidenziato Letta, annunciando l’imminente nomina di un Commissario unico per l’Expo.
Passaggio anche sull’occupazione femminile, per dire che “occorre fare molto di più“, perché “…non siamo ancora un paese delle pari opportunità”.
Un discorso lungo ed eloquente con passaggio su riforma della politica e delle istituzioni e sul ruolo dell’Europa davanti all’avanzata di nuove potenze economiche, per concludere ricordando il personaggio biblico di Davide: “…di Davide ci servono il coraggio e la fiducia. Il coraggio di mettere da parte quella “prudenza politica” che spinge a evitare il confronto con le nostre paure (…) La fiducia è quella che chiediamo al Parlamento e agli italiani“.