Stati Uniti
Huawei getta la spugna: “Il mercato Usa non ci interessa più”, ha affermato ieri Eric Xu, vicepresidente esecutivo del gruppo cinese nel corso dell’incontro annuale con gli analisti.
Dopo diversi mesi passati a cercare di dissipare i dubbi del Governo Usa – preoccupato del legame troppo stretto dell’azienda col Governo di Pechino – il secondo vendor mondiale di infrastrutture tlc si è arreso.
“Non fraintendeteci, ci piacerebbe entrare nel mercato americano…ma oggi guardiamo in faccia la realtà. Ci concentreremo nel resto del mondo, che fortunatamente è grande abbastanza e sta crescendo in modo significativo”, ha sottolineato il chief technology officer Li Sanqi.
Il Governo americano, sulla base dei risultati di un rapporto della House Permanent Select Committee on Intelligence del Congresso Usa, che ha indagato su Huawei e ZTE per circa un anno per appurare se le due compagnie cinesi costituiscano un problema per la sicurezza americana, ha intimato alle aziende Usa di non stringere rapporti commerciali coi due vendor.
Huawei, fondata dall’ingegnere dell’esercito Ren Zhengfei, è il secondo produttore mondiale di infrastrutture per le tlc dopo la svedese Ericsson. Ha siglato accordi commerciali con 45 dei principali operatori tlc mondiali, ma negli Usa non è riuscita a spuntarla, pur negando con forza qualsiasi legame col Governo di Pechino (Leggi articolo Key4biz).
Un gruppo di parlamentari americani ha accusato la società di legami fin troppo stretti con “l’esercito cinese, i talebani e i guardiani della rivoluzione iraniani” e ha bloccato, nel 2008, il tentativo di acquisizione di 3-Com. All’inizio del 2011, un altro pollice verso all’acquisizione di 3Leaf.
Il mese scorso, quindi, Sprint ha acconsentito a non usare gli impianti di Huawei e ha anche assicurato che sostituirà le tecnologie del vendor cinese nella rete dati di Clearwire, se riuscirà a portare a termine la sua acquisizione (Leggi articolo Key4biz).
Gli Usa, inoltre, sono sempre più preoccupati delle presunte attività di spionaggio digitale a opera della Cina. L’intelligence americana ha definito la Cina il principale autore di atti di spionaggio economico, sottolineando che il furto di dati sensibili nel cyberspazio sta mettendo a repentaglio investimenti in ricerca per 400 miliardi di dollari.
Non che in Europa l’atteggiamento verso Huawei sia più conciliante: il Commissario Ue al Commercio Karel De Gucht è infatti determinato ad aprire un procedimento formale contro i vendor cinesi. Un provvedimento che, per la prima volta, sarebbe aperto senza l’impulso di una denuncia da parte di un rivale dei due gruppi.
Secondo un’analisi della Commissione europea, Huawei e ZTE starebbero vendendo le loro infrastrutture per le reti wireless a un prezzo inferiore di almeno il 35% rispetto ai prezzi di mercato definibili ‘equi’, attraverso una pratica nota come dumping (Leggi articolo Key4biz).
Ma le aziende tlc europee, a differenza di quelle Usa, non sono d’accordo, considerando il mercato cinese una piazza estremamente importante per i loro affari. Né lo sono diversi Stati, nei quali Huawei garantisce diverse migliaia di posti di lavoro.
Anche negli Usa, Huawei impiega 1.400 persone, anche se la società ha già ridimensionato gli addetti alla ricerca e Sviluppo da 800 a 500 e anche i responsabili delle vendite.