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“E’ un dato di cui avremmo volentieri fatto a meno, il primo segno rosso in una lunga e virtuosa storia aziendale ultradecennale di profitti molto robusti e di dividendi super per gli azionisti”. Con queste parole il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha aperto l’assemblea degli azionisti commentando la prima perdita per l’azienda evidenziata nel 2012 e pari a 287,1 milioni di euro (Leggi Articolo Key4biz).
“Il risultato negativo è conseguente a una severa revisione al ribasso dei valori di alcuni importanti asset aziendali – ha spiegato il presidente – E’ stata una iniziativa pesante ma doverosa, con la quale abbiamo voluto risincronizzare le cifre iscritte a bilancio coi valori correnti degli asset. E’ qualcosa che ha a che fare con la trasparenza e la correttezza che da sempre hanno distinto i nostri rapporti con il mercato”.
Passando all’esame dei dati, Mediaset ha registrato un aumento del 10,2% dei ricavi del comparto pay-tv Premium nel primo trimestre del 2013 rispetto al primo trimestre 2012.
“La pay-tv – ha indicato Confalonieri – registra risultati in controtendenza rispetto all’andamento generale dei consumi; nei primi tre mesi del 2013 ha mantenuto stabile il numero di abbonati, intorno a 2 milioni, e ha incrementato del 10,2% i ricavi“, Quanto al servizio video on-demand, Premium Play, “oltre 1,2 milioni di famiglie già accedono regolarmente e ogni mese se ne aggiungono circa 40-50.000 di nuove”.
E poi Confalonieri ha annunciato: entro fine anno Mediaset lancerà la nuova offerta di contenuti on-demand online. L’azienda sta mettendo a punto una nuova proposta estremamente innovativa: “Entro Natale lanceremo un’iniziativa senza eguali in Italia, una vasta offerta di contenuti visibili online su pc, tablet e apparecchi tv di nuova generazione”.
Per il presidente della società di Cologno Monzese, la televisione è uno dei pochissimi settori industriali in Italia “non ancora spazzato via dai raider stranieri“.
Questa la ragione per la quale ha chiesto al sistema politico di non penalizzare gli operatori del settore in modo che l’Italia non diventi “anche nella comunicazione televisiva una provincia insignificante“.
“Lasciateci liberi di contrastare la crisi economica – ha detto Confalonieri – di difendere le nostre attività, di presidiare i mercati della comunicazione”.
Aggiungendo, “Sarebbe di vitale importanza per noi che nuovissimi, o vecchissimi, uomini della politica la smettessero una volta per tutte di giocare con fantasie dirigiste e distruttive, mirate alla desertificazione del settore tv“.
Alla frammentazione determinata dall’arrivo del digitale, si aggiunge la spietata concorrenza delle multinazionali del web, i cosiddetti Over-The-Top (Google, Apple, Amazon, Facebook, Netflix), “giganti – ha commentato Confalonieri – che fanno soldi in Italia ma non sono tenuti a pagare le tasse, ad assumere in Italia, a usare metodi trasparenti di comunicazione al mercato”.
“Sarebbe utile che la politica, invece di soffocare i campioni nazionali, li mettesse nelle condizioni normative adatte per sviluppare tutte le potenzialità e far fronte alla competizione globale“, ha proseguito Confalonieri che così è entrato nei temi dell’attualità politica partendo dalla contraddizione tra il rispetto della par condicio in Tv e l’assenza di regole per il web.
Parlando del rapporto tra televisione e politica, il presidente del Biscione ha osservato che la televisione “è uno dei più’ importanti luoghi del confronto democratico, un posto dove ci si mette la faccia” e al contrario della rete “non vi è anonimato e delazione“.
“Da decenni sento dire – ha attaccato – che la tv determina il risultato delle elezioni in Italia, non mi dilungo a esaminare il tema, ricordo solo che ci tocca convivere con la legge della par condicio. Ma mentre a Mediaset e in Rai si facevano misurazioni ossessive dei tempi dedicati ai politici, sulla rete si selezionava di fatto la nuova classe dirigente italiana con un’esaltazione della democrazia diretta che crea condivisibili inquietudini nei veri estimatori della democrazia”.
A differenza della rete, ha precisato, in televisione “ci si assume la responsabilità di ciò che si dice, e il pluralismo magari non è sempre perfetto, ma è sempre un obiettivo e un valore al quale tendere”.
Si apprende, intanto, che Silvio Berlusconi, tramite Fininvest, sale al 41,1% in Mediaset, nel cui azionariato spunta con una quota sopra il 2% il fondo Blackrock. Il dato si rileva dalla lettura del libro soci svolta in apertura dell’assemblea degli azionisti. Nel dettaglio i soci rilevanti risultano: Silvio Berlusconi al 41,107% (40,1% è l’ultima rilevazione Consob), Mackenzie Financial Corporation al 5,066%, Grantham Mayo Van Otterloo & Co al 2,034%, Blackrock al 2,03%.