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Tv del futuro: il satellite, la via più veloce per uscire dal ‘Glitch’ del digitale terrestre

Italia


Qual è il futuro della Televisione? Come cambia la distribuzione televisiva nell’era della scarsità delle frequenze? Come assicurare un servizio TV capace di offrire significative Experiences? Come coniugare TV e immagine HD superando i limiti del digitale terrestre? Quali i nuovi modi del consumo televisivo? Ma innanzitutto, come guardare con occhi nuovi il domani di un mezzo che in passato ha rappresentato il focolare elettronico domestico e che in futuro vorrebbe rimanere al centro del consumo dei contenuti digitali?

 

Questi i temi principali aperti dall’intervista a Luca Balestrieri, Presidente di TivùSat, su cui abbiamo invitato a confrontarsi addetti ai lavori ed esperti del settore. Ad essa è seguito il contributo di Augusto Preta (La televisione alla sfida della convergenza: il satellite, la soluzione più efficace) e l’intervista a Piero De Chiara di Telecom Italia (Tv: le sfide dell’industria nel passaggio da broadcasting a internet unicast e wireless). A piè di pagina il link allo speciale key4biz ‘Il futuro della televisione’.

 

 

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Quelle righe molto colorate che arricchiscono l’offerta televisiva di un indesiderato mistero, un rebus che accompagnato a un audio problematico, rende difficile il consumo di televisione ed innervosisce i tanti telespettatori e le molte telespettatrici che lontane dall’essere amanti del design o di astratte pitture, non riescono a trovare in quei colori spunti creativi, ma motivi di arrabbiature. Il Glitch tiene lontani i pubblici da quel che vorrebbero vedere e ne limita il campo d’azione a un certo numero di canali, per fortuna diversi da zona a zona.

Si è trattato con tutta evidenza di un caso di sottovalutazione dei problemi dovuti al nostro sistema televisivo, ricco di emittenti locali e disarmonie nazionali, aggravato dall’orografia del nostro territorio, ricco di monti e valli difficili da coprire con i ripetitori. Da sempre su Dolomiti, zone alpine e appenniniche si ricorre al satellite per poter seguire la programmazione televisiva.

 

Sin dai primi vagiti del digitale terrestre abbiamo sostenuto in tanti convegni e seminari, che la distribuzione del segnale televisivo in modalità digitale terrestre era da considerarsi una tecnologia transitoria. La durata di una transitorietà è però variabile, molto dipendente da decisioni politiche e industriali e dal desiderio e dalla possibilità di investire in progetti nuovi. In linea di massima il modo più razionale di distribuire televisione è attraverso la rete Internet in banda larga, ma anche in questo caso il territorio italiano non agevola tale soluzione se non per aree limitate e urbanizzate. La Telecom ideò il progetto Socrate, brillante acronimo di Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso TElecom, come ricorda Wilipedia, un progetto del 1995 troppo in fretta scartato, che avrebbe portato l’Italia ad essere almeno alla pari della Germania che dopo aver cablato in rame negli anni ’80, iniziava giusto nel 1995 la cablatura del Paese con la fibra. Ancora prima, nel 1975, fu il Governo italiano che tramite un’improvvida legge di riforma, bloccò lo sviluppo della televisione via cavo. La lettura di quel Titolo II della legge n.103 del 1975 è ancora particolarmente istruttiva per rilevare con quanta determinazione si volle frenare lo sviluppo economico e mediale del nostro Paese:

 

Titolo II

      DEGLI IMPIANTI DI DIFFUSIONE SONORA E TELEVISIVA VIA CAVO

      Art. 24

      L’installazione e l’esercizio delle reti e degli impianti di diffusione

      sonora e/o televisiva monocanali via cavo e la distribuzione, attraverso

      di essi, di programmi sono ammessi relativamente al territorio di un

      singolo comune o relativamente ad aree geografiche, definite

      preventivamente dalla regione, comprendenti più comuni contigui aventi

      complessivamente una popolazione non superiore a 150.000 abitanti.

      Per ogni singola rete di diffusione è stabilita, in base a criteri

      preventivamente determinati con legge regionale, un’area nella quale

      sussiste l’obbligo di allacciamento degli utenti che ne facciano richiesta

      sino al raggiungimento del 30 per cento del massimo delle utenze

      consentite.

      Ciascuna rete può servire non più di 40 mila utenze e può essere

      utilizzata per diffondere programmi solo di un unico titolare delle

      autorizzazioni …

 

Fatto presente il passato guardiamo al futuro. La soluzione oggi più armonica è quella che vede agire in sintonia satellite e Iptv. Quest’ultima è però praticamente inesistente in quanto televisione di flusso, sta caratterizzando la propria offerta sul solo intrattenimento, prevalentemente cinematografico, in modalità video on demand. Auditel registra un quasi zero sull’utilizzo di questa tecnologia per seguire l’offerta televisiva. Tra i canali che consentono la diffusione dei loro dati d’ascolto ripartiti a seconda della piattaforma di emissione, soltanto Cielo, ha un valore diverso da zero sulla visione dei propri programmi attraverso decoder Iptv, il valore è 416. Auditel stima in 273.840 le persone connesse alla tv attraverso l’Iptv. Le persone che nel mese di marzo hanno seguito la programmazione televisiva attraverso la televisione satellitare sono invece, secondo Auditel, 15.358.916. I possessori di decoder satellitare sono qualcosa in più: 12.530.283 sono abbonati Sky Italia e 5.649.948 sono possessori di decoder per la ricezione FTA (Free To Air) via satellite; all’interno di questi vi sono i possessori di decoder TivùSat. La crescita di questo sistema di diffusione sarà prevedibilmente quella più sostanziosa e quella che consentirà più delle altre lo sviluppo in economia del sistema.

 

Un sistema orientato a migliorare la qualità tecnica dell’offerta ricorrendo all’alta definizione. Per distribuire in alta definizione la tecnologia terrestre necessita tuttavia di un’occupazione di banda/frequenza maggiore di quanto non sia necessario per la definizione “normale”. Ma la definizione “normale” è già quella composta da 1800p, la distribuzione via digitale terrestre implicherà dunque una drastica riduzione delle emittenti che trasmettono oggi. Riduzione che oltre che spinta dalla crisi economica e dalla riduzione degli investimenti pubblicitari, rischia di essere legata anche alle tecniche LTE via via che saranno che utilizzate dagli operatori telefonici per le loro trasmissioni.

 

La via più breve e veloce per uscire dall’impasse è quindi quella della televisione via satellite, la quale garantisce alta definizione e copertura completa del territorio a prezzi più contenuti. Lo scenario sul quale si giocheranno le partite dell’intrattenimento e dell’informazione passa poi dalla molteplicità dei device e dal loro utilizzo. Oggi i Social Media vengono utilizzati a contorno e commento degli eventi trasmessi in televisione e le reti generaliste, che rimangono le più consumate, hanno ritrovato una loro centralità nel consumo di Informazione ed Intrattenimento, proprio grazie agli utilizzatori di Facebook e Twitter che commentano quel che vedono in tv, i pubblici degli early adopter i primi ad aver abbandonato la televisione, si lasciano oggi dettare l’agenda dalle reti televisive in grado di seguire gli eventi, ma anche di contribuire a crearli, e che i commenti siano salaci e le critiche feroci, nulla toglie alla riconquistata centralità della tv.

 

Le famiglie, in tutte le componenti il nucleo familiare, nonne incluse, pretendono la semplicità della ricezione e la qualità della trasmissione, sono indifferenti al modo con il quale arriva il segnale, come quando si telefona e non ha rilevanza se si sta parlando utilizzando etere, cavi sottomarini o satelliti di trasmissione. La semplicità e la qualità dell’altra definizione se garantiti dal satellite consentono anche una miglior ricezione per tablet e smartphone liberando frequenze e intemperanze del digitale terrestre.

 

Il futuro della televisione: lo speciale di Key4biz 

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