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Antitrust: la battaglia Ue contro Google lontana dalla fine? Concorrenti ed esperti contro la ‘linea morbida’ di Bruxelles

Unione Europea


Le proposte presentate da Google alla Commissione europea per porre fine all’indagine avviata dall’Antitrust nel 2010 potrebbero evitare al gruppo californiano una pesante multa, ma avranno un impatto molto limitato sulle presunte pratiche abusive del motore di ricerca e, stando al giudizio dei concorrenti, sarebbero un fallimento per l’esecutivo europeo.

 

Nella sua proposta, che sarebbe giuridicamente vincolante per un periodo di 5 anni, il motore di ricerca si impegna a rendere chiaramente visibile agli utenti, attraverso una speciale ‘etichettatura’, i risultati delle ricerche che promuovono un suo servizio (mappe, meteo, analisi finanziarie ‘in-house’). La società evidenzierà inoltre i link ai motori di ricerca ‘verticali’ concorrenti. Il rispetto degli impegni sarà monitorato da un amministratore fiduciario.

 

È la prima volta che Google accetta di modificare il proprio sistema di ricerca per rispondere alle pressioni Antitrust anche se, secondo i detrattori, l’algoritmo non verrà intaccato dall’accordo e, quindi, non verrà sciolto il nodo – centrale nell’indagine europea – della illecita promozione dei propri servizi a scapito di quelli concorrenti.

 

Secondo le anticipazioni del Financial Times, i risultati dei servizi Google, in sostanza, continueranno ad avere un posizionamento preferenziale, ma saranno chiaramente etichettati come ‘prodotti Google’.

 

Le modifiche proposte, spiegano però i concorrenti, serviranno a ben poco per quelle aziende i cui servizi sarebbero penalizzati dal motore di ricerca.

“Una modifica nel sistema di etichettatura (…) rappresenterebbe un sonoro fallimento per la Commissione europea dopo un’indagine molto lunga”, ha dichiarato al Financial Times David Wood, consulente legale dell’associazione Initiative for a Competitive Online Marketplace, che vede tra i suoi membri anche Microsoft.

“Alcune etichette sarebbero inefficaci o anche notevolmente dannose”, aggiunge Ben Edelman, docente della Harvard University, secondo cui etichettare un contenuto come ‘risultato Google’, potrebbe suggerire che quel contenuto è migliore o più ufficiale degli altri.

 

Thomas Vinje, consulente legale di FairSearch – che ha denunciato all’Antitrust europeo le presunte pratiche anti competitive poste in essere da Google con Android (Leggi articolo Key4biz) – ha sottolineato che l’associazione continuerà a battersi per obbligare Google a trattare i contenuti offerti dai concorrenti al pari del suoi servizi: “Perchè non dovremmo essere tutti soggetti alle stesse policy?”, si chiede.

 

Secondo Eric Goldman, docente della Santa Clara University School of Law in California, l’accettazione di queste proposte sarebbe una “impressionante vittoria per Google”. Agli utenti non importerà nulla dei link ai servizi concorrenti e la Ue “avrà speso tempo e denaro per non ottenere alcun cambiamento nel comportamento degli utenti”.

 

Nelle prossime settimane, le proposte arriveranno comunque al ‘test di mercato’ proposto dalla Ue (leggi articolo Key4biz), che permetterà ai competitor di esprimere il loro parere.

 

In questa fase, i concorrenti avranno anche accesso ai risultati preliminari dell’indagine della Commissione e potranno quindi chiedere conto del perchè le preoccupazioni espresse nelle loro denunce siano state respinte.

“Siamo molto, molto lontani dalla fine di questa vicenda”, ha affermato pertanto David Wood.

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