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Editoria: fatturato in calo del 7,9% per la carta stampata. Fieg chiede sostegno nella transizione al digitale

Italia


S’è parlato di crisi dell’editoria e del rapporto tra ‘carta & web’ al convegno che s’è tenuto oggi a Roma, organizzato dalle associazioni Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg.

La filiera ha richiamato l’attenzione sui problemi e sulle difficoltà del settore e sull’esigenza di idonee misure di politica industriale, necessarie per superare una crisi economica e produttiva che si iscrive in quella più ampia del Paese.

Tre le richieste: incentivi all’innovazione con il rifinanziamento del credito agevolato per le imprese della filiera, attraverso strumenti già esistenti opportunamente aggiornati, e con il credito d’imposta a favore delle imprese per gli investimenti in beni strutturali e in aggiornamento professionale; sostegno alla lettura attraverso detassazione dell’acquisto di libri e giornali; misure anticongiunturali come il credito carta e per investimenti pubblicitari sulla stampa.

 

Il Sottosegretario con delega all’editoria, Paolo Peluffo, ha sottolineato che “Il livello attuale dei finanziamenti all’editoria è ampiamente insufficiente, soprattutto rispetto alla trasformazione in atto. Dunque, va trovata una qualche soluzione finanziaria“.

Peluffo ha ricordato che in cinque anni i finanziamenti all’editoria italiana sono scesi da circa 700 milioni a 150 milioni. “Siamo dunque il paese europeo – ha indicato – con il contributo più modesto alla propria editoria. Siamo però anche un Paese che legge poco nonostante i livelli dell’Iva agevolata per l’acquisto dei libri siano adeguati e dimostrino la giusta considerazione in cui vengono tenute la lettura e la cultura“. Il sottosegretario ha infine sottolineato come la nuova legge sull’editoria miri a gestire “in modo migliore e più trasparente le poche risorse a disposizione”.

 

“Occorre guardare al futuro stando attenti al presente – ha sostenuto il Presidente della Fieg Giulio Anselminell’ottica dell’integrazione tra carta e web. Chi governerà non dovrà fare regali al settore, ma sostenere la transizione al digitale, privilegiando i progetti rispetto ai soggetti, con grande attenzione alla qualità dell’informazione”.

 

Il 2012 ha visto comprimersi ancora, rispetto agli anni precedenti, il fatturato della filiera della carta, sceso del 7,9% sul 2011, molto più della media dell’industria italiana (-4,5%) e al minimo annuo dal 2000.

 

Osservando l’andamento di questo comparto dal 2003 al 2012, si evidenzia una costante discesa del fatturato, arrivato a poco meno di 33 miliardi di euro; come anche delle vendite interne, calate di quasi 10 miliardi di euro, da 32 a 23 miliardi, e del numero di addetti, passati da oltre 259mila a poco meno di 213mila. Gli attuali 213mila addetti della filiera nel 2012 rappresentano il 5% dell’occupazione manifatturiera complessiva, e ad essi vanno aggiunti i 527mila addetti dell’indotto.

 

Sebbene si tratti di un settore a forte vocazione nazionale, la filiera ha visto migliorare le proprie perfomance sia di export che di import, facendo rilevare un saldo positivo e costantemente crescente della bilancia commerciale passato da 1,8 a oltre 3,7 miliardi di euro dal 2002 al 2012, ottenuto attraverso la stabilizzazione delle importazioni a fronte di una crescita dell’export di filiera.

 

La stampa, una delle due principali anime della filiera della carta, ha visto un progressivo peggioramento della propria condizione per due ragioni. Da un lato, a causa della crisi economica, che ha provocato una riduzione progressiva della capacità di spesa delle famiglie (in un paese in cui si legge già molto poco); dall’altro per via di una pressione fiscale molto elevata che non favorisce gli investimenti.

 

Ciononostante, ha sottolineato Anselmi, nell’ambito della stampa, “la carta continua a rappresentare il 90% dei ricavi. Dunque – ha proseguito – sebbene l’editoria abbia registrato, nel 2012, dati negativi per il quinto anno consecutivo e sebbene il web rappresenti il nostro interlocutore naturale, la partita della carta non è ancora persa. Chi governerà – secondo Anselmi – non dovrà fare regali alla filiera della carta e all’editoria ma aiutarci e accompagnarci in questa transizione che dovrà avvenire all’insegna dell’integrazione e in nome della qualità”.

 

“La mia unica preoccupazione – ha aggiunto in conclusione – che è anche un auspicio, è che da domani arrivi un interlocutore che consideri l’informazione un bene comune per il nostro Paese“.

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