Unione Europea
Gli Open Data, ossia l’accesso aperto a tutte le informazioni prodotte, raccolte o finanziate da enti pubblici, sono uno dei pilastri della strategia digitale europea. È stata accolta pertanto con soddisfazione l’approvazione, da parte del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), della strategia della Commissione europea sui dati aperti, che dovrebbe dare un contributo all’economia europea quantificabile in 40 miliardi di euro all’anno.
Appena la revisione della direttiva del 2003 sul riutilizzo delle informazioni sarà pienamente recepita dagli ordinamenti nazionali, i dati delle amministrazioni pubbliche potranno essere usati per qualsiasi scopo, commerciale o non commerciale, ad esempio, per creare nuove applicazioni per gli smartphones, quali mappe, informazioni in tempo reale sul traffico, condizioni meteo, strumenti di comparazione dei prezzi e così via.
La maggior parte dei dati sarà messa a disposizione a titolo gratuito, o pressoché gratuito, salvo in casi debitamente giustificati: gli enti pubblici non potranno infatti addebitare costi superiori a quelli necessari per soddisfare una singola richiesta di dati.
Il Coreper è responsabile della preparazione dei lavori del Consiglio dell’Unione europea. Il commissario Ue Neelie Kroes, esprimendo la propria soddisfazione per questo “cambiamento culturale”, ha sottolineato che l’apertura dei dati pubblici “vuol dire aprire nuove opportunità di business, creare occupazione e realizzare comunità”. Più volte la Kroes ha ribadito che i dati possono essere considerati come “il petrolio dell’era digitale”: renderli pubblici “non è solo un bene per la trasparenza, ma stimola anche la creazione grandi contenuti web e fornisce il carburante per la futura economia”.
Con queste misure, che dovranno essere ora approvate dal Parlamento, la Ue intende innanzitutto generalizzare la norma secondo cui tutti i documenti messi a disposizione dal settore pubblico possono essere riutilizzati per qualsiasi scopo, se non sono tutelati dal diritto d’autore; stabilire il principio che gli enti pubblici non possono addebitare costi superiori a quelli necessari per soddisfare una singola richiesta di dati; rendere obbligatoria la diffusione dei dati in formati a lettura ottica di uso comune, per garantirne un effettivo riutilizzo; introdurre una supervisione regolamentare per garantire il rispetto di questi principi; ampliare in modo deciso il campo di applicazione della direttiva per includervi, per la prima volta, biblioteche, musei e archivi.