La TV? Ormai un unico mercato. Il libro di Augusto Preta ribalta le vecchie chiavi di lettura

di di Dario Denni (promotore de L’Osservatorio della Rete) |

Viaggio nel mercato televisivo, tra leggi ed economia.

Italia


Televisione

Platea da appuntamento importante quella di ieri presso l’auditorium dell’Antitrust a Roma: broadcaster e istituzioni per discutere assieme di regole, mercato, convergenza  in occasione del libro di Augusto Preta dal titolo emblematico Televisioni e Mercati Rilevanti, edito da Pensiero Editore (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il Libro di Preta non si presta a una lettura notturna. Ha bisogno di solide basi di diritto e di economia per essere digerito, ma non per questo l’autore si arrocca su verità dogmatiche. Tutt’altro, ci si accorge ben presto che mai nulla è dato per scontato al lettore, che è più volte chiamato ad approfondire con note critiche e normative specifiche, concetti economici consolidati in dottrina.

Per questo si scopre, solo leggendo il libro, che esistono già definizioni a fenomeni conosciuti empiricamente, come il mercato a due o più versanti. Da un lato, c’è l’editore che organizza i contenuti e ha la responsabilità degli stessi, dovendosi sobbarcare costi fissi crescenti e difficilmente recuperabili. Si tratta di costi relativi anzitutto all’acquisizione di contenuti preziosi, che già di sé e per loro natura creano esternalità ed effetti rete indiretti, portando il mercato a una naturale concentrazione. Dall’altro lato, ci sono gli spettatori, che nel caso delle Pay-Tv sono “abbonati” e come tali fonte diretta di ricavi, mentre per le televisioni in chiaro sono semplicemente coloro che pagano il prezzo negativo della pubblicità. Vi è poi un terzo versante che riguarda gli inserzionisti su cui, a parere di chi scrive, si coglie forse meno attenzione nel libro.

 

L’evoluzione del mercato pubblicitario soffre praticamente tutte le anomalie e recepisce tutte le evoluzioni del mercato televisivo a monte. A volte ne determina le sorti. Un aspetto che proprio in chiusura è stato colto dal Presidente dell’AGCom, Angelo Cardani, che ha ricordato un apposito Osservatorio sulla Pubblicità istituito dall’Authority delle Comunicazioni che proprio recentemente ha consegnato il primo Rapporto (Leggi Articolo Key4biz). Si qui alcune suggestioni della prima sessione, di taglio scientifico, nella quale i relatori presenti hanno fatto quadrato su un punto: la distinzione tra televisione a pagamento e televisione in chiaro è da considerarsi superata ai fini Antitrust o quantomeno da rivedere radicalmente.

 

Se da un lato l’Antitrust è chiamata a vigilare su concentrazioni e abusi di posizione dominante, dall’altro lato opera l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che nel mercato televisivo gioca un ruolo rilevante, con particolare riferimento alle dinamiche del pluralismo. L’occasione è stata subito colta da Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset, la quale ha precisato che dal momento che certe differenze sono da ritenersi superate sotto la disciplina della concorrenza, si dovrebbe adottare un criterio analogo in ambito di regolamentazione AgCom, perché il mercato non è più nazionale né territoriale, ma è composto in alcuni casi da importanti player globali, come Google che cannibalizzano i ricavi, pagando le tasse non in Italia e sfuggendo spesso a regole cui invece sono sottoposte le emittenti nazionali, con asimmetrie che oggi non sono più giustificate. Si pensi alla normativa sulla tutela dei minori o alla normativa sulla par condicio.

Il capitolo degli Over-The-Top è ben presente nel libro di Preta, che avendo però un rigore scientifico non ha interesse a sollevare i tre coperchi delle tre pentole che bollono da anni su questo mercato. La prima pentola è questa degli Over the Top e conosciamo le criticità che li coinvolgono. La seconda pentola è quella della pirateria multimediale, di cui a breve parleremo. E la terza pentola è quella del Parlamento che si attarda su scelte che vanno dalla modifica della legge di riordino del sistema televisivo a quella sulla tutela del diritto d’autore on line. Argomento, quest’ultimo preso come cavallo di battaglia da Stefano Parisi di Chili che ha reclamato e formalmente ottenuto dal Presidente Cardani, garanzie affinché si risolva il problema della Pirateria digitale prima dell’estate. Non ha però mancato, Parisi, di ricordare la scelta suicida delle Majors di ritardare i tempi sulle finestre di distribuzione dei contenuti, che fanno fatica ad inseguire i gusti e le necessità del pubblico. Non di meno, lo sviluppo di un’offerta legale dei contenuti on line rappresenterebbe la vera soluzione che accelererebbe e di molto, la fine del problema. Del pari interessante l’intervento di Marinella Soldi di Discovery Channel. Un editore puro che ha fatto una scelta di campo, spostando parte dell’offerta su due canali detti àncora, perché essendo posti oltre i primi 9 pulsanti del telecomando, il telespettatore li deve memorizzare per arrivarci senza fare zapping. Un editore che punta una decina di miliardi di euro l’anno sulla produzione di contenuti pregiati e che porta al pubblico un messaggio di allarme per quei canali sovvenzionati dallo Stato, ma che hanno uno share sotto 1%.

 

L’intervento di SKY Italia, conclusivo dell’intera mattinata, si è avuto a voce di Andrea Zappia che dopo un’analisi del ciclo economico congiunturale che ha avuto riflessi anche sul mercato televisivo, ha articolato un’analisi dettagliata sui contenuti premium, forse più realista e di mercato rispetto a quella teorica riportata nel libro di Preta. Il Calcio, ad esempio, ha rappresentato a lungo un driver importante, ma oggi ci si sposta su offerte diversificate. Si rinnega  con forza l’esistenza di un allontanamento distaccato dei giovani dalla televisione. Basta vedere i dati di ascolto di trasmissioni come X-Factor e Master Chef per rendersene conto.

 

E arriviamo quindi alle conclusioni, non senza rimpiangere l’assenza di Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, che quindi ha disertato l’appuntamento. Si, perché a giudizio di chi scrive,la RAI avrebbe avuto molto da dire in questo contesto, sia sul lato della raccolta pubblicitaria, con la grande riforma della SIPRA, sia per l’avvio di un palinsesto cross-mediale, con un’offerta distribuita sui quattordici canali in chiaro e un portale come RAI.tv.

 

Infine, un dettaglio, il Presidente AGCom Angelo Cardani ha preso solenne impegno a gestire la vicenda legata al diritto d’autore online, proprio in considerazione del colpevole ritardo del Parlamento italiano sul medesimo tema. Il presidente Cardani ha sottolineato di voler esercitare, come un tecnico – ha detto,  i poteri che gli sono stati attribuiti dalla legge. E lo farà entro l’estate. Speriamo che si ricordi di non disporre filtraggi inutili e costosi, di attribuire responsabilità vive solamente in capo all’autore del reato e di non confondere il ruolo dei fornitori di accesso alla rete con quelli dei content provider che amministrano le piattaforme e organizzano i contenuti.

Su questo Augusto Preta non ha approfondito, ma in alcuni passaggi del suo libro si coglie chiaro l’aspetto destabilizzante di Internet sul business delle Majors cinematografiche, che forse – verrebbe voglia di aggiungere –  avrebbero investito meglio, tempo e risorse, nello sviluppo dell’offerta legale e magari abolendo le finestre, per disincentivare la pirateria piuttosto che fronteggiarla con sole misure sanzionatorie. Su questo, il settore musicale è certamente più avanti degli altri comparti dell’industria dei contenuti e Spotify, tanto per non citare sempre iTunes, rappresenta un caso di successo e un fenomeno tangibile di quanto or ora affermato.

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