Antitrust Ue, improvviso cambio di rotta nel caso Google. Adesso si cerca l’accordo, ma perché questa svolta ‘soft’?

di Raffaella Natale |

Intanto i ricorrenti hanno già chiesto ‘immediati interventi’. Chi la spunterà?

Unione Europea


Joaquin Almunia

Google è ormai un incubo per l’Europa, non solo per il dossier sulla privacy, per il quale ieri l’Italia e 5 Paesi Ue hanno deciso di avviare azioni repressive, (Leggi Articolo Key4biz), ma anche quello che riguarda la sua procedura di ottimizzazione fiscale che gli permette di traghettare i profitti nei paradisi fiscali, e last but not least l’indagine per sospetto abuso di posizione dominante sul mercato dei motori di ricerca.

Avviata nel novembre 2010 dall’Antitrust Ue, attende ancora una soluzione. Secondo le ultime indiscrezioni, la Commissione tarda a prendere provvedimenti, sebbene i rimedi proposti da Mountain View siano considerati inefficaci (Leggi Articolo Key4biz), perché vorrebbe raggiungere un accordo con la web company, possibilmente per il prossimo autunno.

 

Nel maggio dello scorso anno, le autorità europee hanno chiesto all’azienda di rispondere su diversi capi d’accusa: la posizione sistematica ai primi posti dei risultati dei suoi motori di ricerca verticali, i contenuti copiati ai concorrenti e le pressioni esercitate su alcuni inserzionisti, a cui sarebbe stato ‘vietato’, a detta dei ricorrenti, di far pubblicità su altri motori di ricerca.

 

A gennaio, in extremis, Google ha presentato alla Commissione Ue alcune proposte per garantire la sua ‘neutralità’ (Leggi Articolo Key4biz). Al momento sono ancora al vaglio degli uffici del Commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, che stanno valutando l’opportunità di sottoporle a un panel di utenti e ricorrenti, nella speranza di pervenire a un accordo (Leggi Articolo Key4biz). In questo caso, gli impegni assunti da Google diverrebbero giuridicamente vincolanti e l’inchiesta si chiuderebbe con un accordo tra le parti. L’azienda americana si eviterebbe così una lunga procedura antitrust che rischia di chiudersi con una pesante multa per la compagnia.

 

Ma non è detto che la proposta ‘soft’ di Almunia piaccia ai competitor di Google. Un atteggiamento che, invece, non ha avuto nei confronti di Microsoft, recentemente sanzionata per 561 mln di euro nell’ambito del dossier per abuso di posizione dominante sul mercato dei browser (Leggi Articolo Key4biz).

 

Nei giorni scorsi ben 11 società hanno scritto al Commissario Ue per chiedere di sanzionare ‘immediatamente’ il gruppo californiano (Leggi Articolo Key4biz).

“La Commissione Ue ha aperto l’indagine più di due anni fa e temiamo sempre di più che le trattative in atto puntino a chiudere il dossier senza trovare soluzioni efficaci e definitive“, si legge nella missiva che porta la firma, tra gli altri, anche dei vertici dei siti di viaggi TripAdvisorExpedia, e dello store online Twenga.

 

Si teme, infatti, che la Ue si metta sulla stessa linea dell’Antistrust USA, la Federal Trade Commission (FTC), che dopo due anni di indagine nel dicembre scorso ha deciso di risparmiare il suo ‘campione’, sostenendo che non ravvedeva motivi per sanzionare Google per abuso di posizione dominante a seguito delle denunce presentate da Microsoft, Yelp ed Expedia (Leggi Articolo Key4biz).

 

Le critiche sono state pesantissime: lo Zio Sam è troppo indulgente sulla privacy degli utenti, hanno detto alcuni osservatori.

 

La FTC è stata invece un po’ più severa nel caso degli utenti di Safari ‘spiati’ da Google (Leggi Articolo Key4biz). La multa comminata è stata pari a 22,5 milioni di dollari, bruscolini, meno di quanto guadagna Google in un giorno.

Più precisamente, il motore di ricerca genera un profitto equivalente a questa somma in sole dieci ore di lavoro!

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